Natura et Ratio

sabato, febbraio 11, 2012

Riflessioni... tra "blizzard" & il buonsenso che non c'è più



La neve di questi giorni ha evidenziato, se ve ne fosse ancora bisogno, che l'Italia è sempre più un Paese schizofrenico che ha oramai perso le radici e l'intimo legame con se stessa (vogliamo chiamarla... identità? O "saggezza del passato"?) e con il territorio (fisico-geografico).
Proprio come una pianta ha bisogno delle radici non solo per restare ben ancorata a quel determinato terreno (...e sostenerlo a sua volta, evitandone l'erosione) ma anche per trarne elementi e molecole preziose per la vita, stringendo alleanze ed evitando - quando possibile - parassiti & co., così l'italiota ha perso il legame con i segni, gli odori, i suoni, le pulsioni e i ritmi del proprio territorio, estraniandosi quasi completamente dalla natura (e, anzi, governandola - maldestramente - a suo piacimento... senza riflettere sul fatto che la natura non può essere "gestita" con piani, programmi, previsioni & co.).
Si è dimenticato, attorniandosi di artificialità, acciaio e cemento, che si vive soltanto grazie alle risorse naturali quotidianamente sfruttate (peraltro superando ampiamente la "carrying capacity" degli ecosistemi, ma questa è un'altra storia).
Si è scordato che i 3/4 del nostro Belpaese è fatto di rilievi (...che significa territorio collinare e montano) e che in inverno è strano che NON nevichi (...e non il contrario).
Si è creata, ad imitazione di stili di vita tendenti ad un benessere fasullo, illusorio e senza possibilità di futuro, una società innaturale fatta di uso e consumo sfrenato, di tempi sempre più corti, di rapporti sempre più veloci, di corse e rincorse, di affanni e stress... tanto che se si resta bloccati per un'ora nel traffico o se viene a mancare la corrente anche soltanto per alcune decine di minuti tutto si blocca, tutto è perduto e tutti si arrabbiano. E c'è persino chi si lamenta se un giorno piove: se non è "patologico" questo atteggiamento...





Insomma... abbiamo disimparato a fare, perdendo il legame empatico ed esperienziale con le nostre vere radici: quelle che, da generazioni e generazioni, ci legano alla terra, alla ruralità, alla montagna, agli inverni nevosi, al "poco" che è già "molto", alla natura e ai ritmi del Pianeta. Ritmi che scandiscono la vita, tra glaciazioni, eruzioni vulcaniche e altri fenomeni naturali, da parecchie centinaia di milioni di anni!
Certo, non tutti hanno perso il buonsenso e se le cose, per ciò che resta della fastosa società umana, vanno ancora relativamente bene (pur con tutte le evidenti ingiustizie e povertà che relegano gli ultimi ai margini) è perchè c'è ancora una minoranza silenziosa che pensa al bene comune senza anteporre interessi privati, c'è ancora chi crede nella solidarietà, chi agisce senza lamentarsi, chi lavora anche per gli sfaticati, chi non pensa sia anacronistico o "no-global" coltivare un orto e mangiare verdure di stagione in autoproduzione, andare a piedi o in bici facendo a meno dell'auto, riscoprire una ricetta della nonna e aggiustare in casa l'aggiustabile prima di comprare qualcosa di nuovo (che, peraltro, dopo un mese è già obsoleto...).

Ingenui? Forse. Ma senza stress e con occhio lungimirante: oggi, come ieri, poco non è!
Ad majora


PS: vi lascio con un video-commento del buon Paolo Rumiz, giornalista, del quale condivido il pensiero.
http://video.repubblica.it/dossier/neve-emergenza-maltempo/le-mie-notti-a-balsorano-come-nei-balcani-20-anni-fa/87672/86065&ref=search

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