Natura et Ratio

giovedì, settembre 07, 2023

C'è chi va e c'è chi viene: ultimi arrivi (e... prossime dipartite) per la fauna dei Sibillini

Le componenti biotiche di un ecosistema sono soggette a variazioni fisiologiche nel tempo e nello spazio: si tratta di una dinamicità naturale che segue la “legge” dell’evoluzione di darwiniana memoria, tra ambiente fisico in continuo mutamento (modificazioni del clima, terremoti ed eruzioni vulcaniche, ecc.) e competizione intra/interspecifica, che porta a nuovi equilibri dinamici con una anche sostanziale variazione della lista delle specie di flora e fauna di un determinato ambiente.

Ovviamente negli ultimi secoli la presenza sempre più diffusa dell’uomo, anche in zone remote o difficili da raggiungere e da abitare, ha velocizzato certi meccanismi selezionando in modo “artificiale” specie ritenute “utili” ed eliminando quelle valutate come “dannose” o “pericolose”, portando all’estinzione in modo diretto o indiretto centinaia di specie in poco meno di due secoli.

Tutta questa premessa per trattare di un argomento – credo – di un certo interesse anche per chi frequenta i Monti Sibillini e va alla ricerca delle componenti naturali: vi sono alcune specie che sono arrivate decine di migliaia di anni fa per gli effetti dell’ultima glaciazione (come la stupenda Stella alpina dell’Appennino o, per restare nella componente faunistica, il Camoscio appenninico e la Vipera dell’Orsini, veri e propri “relitti glaciali biogeografici”), mentre ve ne sono altre che sono state costrette alla resa dalla persecuzione dell’uomo (come la magnifica Lontra, i cui ultimi esemplari sono stati uccisi negli anni ’70 del secolo scorso proprio nei Sibillini, argomento sul quale ritorneremo), o dalle modificazioni ambientali.

Negli ultimi 20-30 anni abbiamo assistito anche nel comprensorio dei Sibillini e delle aree limitrofe a variazioni della componente faunistica, tra chi arriva e chi se ne va. C’è stato il ritorno del Cervo europeo e del Camoscio appenninico ad esempio, grazie ai lungimiranti progetti dell’Ente Parco nazionale dei Monti Sibillini, ma anche l’arrivo in autonomia – o quasi – di specie più piccole come nel caso del Geco comune, amante del clima prettamente mediterraneo e segnalato, addirittura, anche per il borgo di Fiastra. Per altre specie si è trattato di una modifica dello “status”, ad esempio passando da erratico o migratore a nidificante come per il simpatico Airone guardabuoi, arrivato alle porte dei Sibillini, per il Corvo imperiale, che dal 2015 prova a nidificare in Valnerina e sul Monte dell’Ascensione e per il maestoso Grifone eurasiatico.

Camoscio appenninico

Sono arrivati anche gli alieni: stiamo parlando dei taxa non autoctoni che l’uomo, direttamente o meno, ha introdotto al di fuori del loro areale originario. Due specie tra tutte: la testuggine palustre americana (Trachemys sp.), rinvenuta nel Lago di Fiastra, e la Nutria, la cui rapida espansione dalla costa alle valli pedemontane seguendo i corsi d’acqua e approfittando dei laghetti perifluviali sembra stia “facilitando” – trattandosi di una preda abbastanza “comoda” da cacciare – la diffusione del Lupo anche in zone basso collinari e vallive.

Per alcune specie che arrivano ve ne sono altre che, purtroppo, se ne vanno o sono prossime all’estinzione su scala locale: un simbolo dei tempi è il fantomatico Ululone appenninico, segnalato nei Sibillini fino al 2010-2012 e mai più rivisto. Questo piccolo “rospetto”, considerato un endemismo tutto italiano (anche se c’è dibattito tra gli addetti ai lavori sullo stato di “buona specie”), sta subendo un declino generalizzato in tutto l’areale e non siamo ancora riusciti a porre un freno a quella che nei prossimi 10-15 anni potrebbe diventare l’ennesima specie persa anche a causa dell’uomo.

Infine, grazie agli specialisti che lavorano sul campo l’elenco delle specie di fauna (e di flora) si arricchiscono quasi ogni anno grazie alla scoperta (o alla conferma) di nuove specie: dopo la bella notizia che ha confermato la presenza dell’Arvicola delle nevi, è il mondo degli invertebrati a regalare soddisfazioni. Come la scoperta di Globiceps morettii, un piccolo eterottero il cui nome specifico è stato dedicato alla memoria di un idrobiologo di Perugia, il prof. Giampaolo Moretti, appassionato studioso e frequentatore dei Monti Sibillini.

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