Natura et Ratio

lunedì, giugno 22, 2009

La rivoluzione della produzione di energia decentrata e diffusa

Fino ad oggi abbiamo avuto il modello della produzione accentrata dell'energia.
Oggi è possibile che tutti producano energia. Sole, vento, suolo (e risparmio!) sono alla portata di tutti. Le tecnologie per produrre in loco sono già esistenti ed efficienti e in miglioramento continuo.Solare termico, solare fotovoltaico, solare a concentrazione, micro eolico, geotermia, celle a combustibile, idrogeno, case passive, risparmio energetico, sobrietà e decrescita, sono alcuni dei nomi dietro a cui stanno semplici tecnologie (o anche stili di vita) per produrre energia in modo diffuso sul territorio o per risparmiarla in grandi quantità.

Autoproduzione e democrazia energetica... una vera e propria rivoluzione del settore, che tanto spaventa i monopolisti e le multinazionali di turno.

E pensare che nel nostro paese si perde ancora tempo dietro al ritorno al nucleare, che presenta tutti gli svantaggi possibili e immaginabili. La mentalità del potere, dell'accentramento, della democrazia formale e apparente e dell'illibertà mascherata nel suo contrario, è dura a morire, nella produzione energetica come ovunque, ma dovrà lasciare spazio alle spinte verso un'autentica evoluzione positiva dell'umanità.

Alcuni spunti utili tratti dalla rete

Da: http://www.greenreport.it/
Abbiamo chiesto un commento sul possibile ritorno del nucleare in Italia anche a Federico Butera, professore ordinario di Fisica tecnica ambientale al Politecnico di Milano e coordinatore dell’unità di ricerca “Energia e ambiente costruito” del dipartimento Best, che da oltre trent’anni svolge attività di ricerca e di divulgazione nel settore dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili nell’ambiente costruito.
Questo nucleare è obsoleto e non ha senso – spiega Butera – l’Italia ipotizza di ripartire ora con una tecnologia che è vecchia e superata e che sarà pagata con soldi pubblici cioè nostri, perché giustamente i privati non ci vogliono mettere un soldo. Tutto questo mentre la ricerca di base in Italia non si finanzia più, siamo il fanalino di coda in Europa e le nostre università appaiono nella classifica mondiale dopo la duecentesima posizione... Ma al di là di tutte le varie questioni irrisolte (sicurezza, scorie radioattive, approvvigionamento…). quello che ritengo più grave è questa volontà di perseguire un modello energetico concentrato che ormai non ha alcun senso logico. Il futuro energetico è sostenibile se diffuso sul territorio e non abbiamo assolutamente bisogno di nuove centrali da 2mila MW, di qualunque genere siano. Mi spiego meglio: le grandi centrali che abbiamo già non devono essere tolte, ma devono essere lette sempre di più come soluzioni di emergenza per modulare la distribuzione di energia e sopperire a picchi di richiesta che le fonti rinnovabili diffuse sul territorio non possono coprire. Le centrali nucleari questo non lo possono garantire, perché o vanno al massimo della loro potenza o non vanno.

La necessità di evolversi verso la generazione distribuita di energia è un suo (ma anche nostro) cavallo di battaglia, ampiamente descritto anche nel suo libro “Dalla caverna alla casa ecologica”. Eppure è un concetto ancora piuttosto lontano dalla mentalità comune, che invece sulle fonti rinnovabili ha raggiunto una buona consapevolezza.
Il massimo dell’uso razionale dell’energia si ottiene attraverso unità che siano contemporaneamente produttori e consumatori di energia. L’esempio classico tira in ballo internet: 25 anni fa avevamo pochi giganteschi calcolatori e poi tanti terminali stupidi che ricevevano informazioni. Oggi nell’era di internet ogni calcolatore elabora informazioni, riceve informazioni, e manda informazioni. Ecco, questo è il modello a cui dovrebbe approdare anche la rete energetica: non più flussi unidirezionali, ma flussi che vanno avanti e indietro. Questo sistema permette grandi vantaggi, ma permette soprattutto di sfruttare a pieno le rinnovabili, che sono per loro natura diffuse, risolvendo anche il problema dell’accumulo, visto che la fonte rinnovabile è imprevedibile. Per questo la diffusività dovrebbe essere a livello di quartieri.

La rivoluzione energetica annunciata da Obama in America, passa proprio attraverso una ristrutturazione della rete. In Italia e in Europa invece si punta al super-grid….
Ho molta fiducia in Obama e spero che riesca a completare i suoi programmi, per quanto riguarda il super grid ritengo che sia proprio il contrario della diffusività delle rinnovabili, visto che punta a portare in Italia l’energia prodotta da centrali solari nei deserti africani: di fatto trasforma la dipendenza da un liquido o da un gas a una dipendenza elettronica, cioè l’Algeria invece del gas ci manda energia elettrica... E’ vero che si tratta pur sempre di rinnovabili e quindi è preferibile, ma significa anche non voler toccare il paradigma energetico della centralizzazione.
La sua attività scientifica ha anche avuto sbocco nell’assistenza alla progettazione di edifici e insediamenti a basso impatto energetico e ambientale e a emissioni zero. Tema al centro della tavola rotonda a cui parteciperà al Festival dell’energia che si svolge in questi giorni a Lecce.
Sì, sono ospite di questa manifestazione che mi sembra molto interessante soprattutto per la buona visibilità che ha, anche se poi ovviamente bisogne vedere che in che modo e cosa si dice dell’energia. Per quanto riguarda gli edifici a bassa o nulla emissione ricordo che il parlamento europeo ha recepito la necessità di proibire, nel giro di qualche anno, la costruzione di edifici che non siano energeticamente passivi: dal 2019 tutti i nuovi edifici dovranno essere ad emissioni zero, l’Inghilterra ha già anticipato tale scadenza al 2016 e la stessa cosa la stanno valutando la Francia e addirittura l’Ungheria. E’ vero che il nuovo rappresenta una frazione piccolissima rispetto all’esistente, ma proiettandoci alla data fatidica del 2050 per il contenimento dei 2 gradi di aumento, con un 1% di nuovi edifici l’anno arriviamo al 30% totale. Ciò significherà anche una forte crescita dal punto di vista della capacità progettuale e quindi una riconversione verso un’economia più sostenibile.

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Dalla rivista Gaia, intervista di Riccardo Stagliano' a Jeremy Rifkin tramite http://blogs.myspace.com/

ENERGIA DECENTRATA VS. ENERGIA CENTRALIZZATA: INTERVISTA A JEREMY RIFKIN

"Posso sostenere un dibattito con qualsiasi statista sulla base di questi numeri e dimostrargli che sono giusti, inoppugnabili. Ma la politica a volte segue altre strade rispetto alla razionalita'. E questo discorso , anche in Italia, e' inquinato da considerazioni ideologiche"

In che senso? C'e' un'energia di destra e una di sinistra?
"Direi modelli energetici elitari e altri democratici. Il nucleare e' centralizzato, dall' alto in basso, appartiene al xx secolo, all' epoca del carbone. Servono grossi investimenti iniziali e altrettanti di tipo geopolitico per difenderlo."

E il modello democratico invece?
"E' quello che io chiamo la terza rivoluzione industriale. Un sistema distribuito, dal basso verso l' alto,in cui ognuno si produce la propria energia rinnovabile e la scambia con gli altri attraverso "reti intelligenti" come oggi produce e condivide l' informazione, tramite internet."

Immagina che sia possibile applicarlo anche in Italia?
"Sta scherzando? Voi siete messi meglio di tutti:avete il sole dappertutto, il vento in molte localita', in Toscana anche il geotermico, in Trentino si possono sfruttare le biomasse. Eppure, con tutto questo ben di dio, siete indietro rispetto a Germania,Scandinavia, Spagna per quel che riguarda le rinnovabili."

Ci dica come si affronta questa transizione.
"Bisogna cominciare a costruire abitazioni che abbiano al loro interno le tecnologie per produrre energie rinnovabili, come il fotovoltaico. Non e' una opzione, ma un obbligo comunitario quello di arrivare al 20% voi da dove avete cominciato?Oggi il settore delle costruzioni e' il primo fattore di riscaldamento del pianeta, domani potrebbe diventare parte della soluzione. Poi serviranno batterie ad idrogeno per immagazinare quest' energia. E una rete intelligente per distribuirla."

Oltre che motivi etici, sembrano esserci anche di economici molto convincenti. E' cosi'?
"In Spagna che sta procedendo molto rapidamente verso le rinnovabili, alcune nuove compagnie hanno fatto un sacco di soldi proprio realizzando soluzioni verdi. Il nucleare, invece e' una tecnologia matura e non creera' nessun posto di lavoro.Le energie alternative potrebbero produrne migliaia."

A questo punto solo un pazzo potrebbe scegliere un' altra strada. Eppure non e' solo Roma ad aver riconsiderato il nucleare. Perche'?
"Credo che abbia molto a che fare con un gap generazionale. E ve lo dice uno che ha 63 anni. I vecchi politici, cresciuti con la sindrome del controllo, si sentono piu' a loro agio in un mondo in cui anche l' energia e' somministrata da un' entita' superiore."

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