Ancora maxi-dighe spreca-soldi? No, grazie.
Le Associazioni CAI-TAM Marche, WWF Marche, Pro-Natura Marche e Lupus in Fabula hanno diramato in questi giorni un allarmante comunicato stampa che riporto integralmente. Ogni commento appare superfluo e… l’ambientalismo del fare, tanto caro al Veltrusconi, inizia a farsi avanti.
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Un’enorme diga da 20 milioni di metri cubi e 110 ettari di terreno boschivo e rurale finiranno sott’acqua in una zona incontaminata dell’alta valle del Potenza, a cavallo tra Marche e Umbria, ancora priva di opere significative di derivazione e captazione.
Un orripilante film di fantascienza? Purtroppo no, si tratta del progetto preliminare presentato dal commissario straordinario del Consorzio di Bonifica di Macerata e finito sui tavoli del Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio per la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale prevista ai sensi delle vigenti normative in materia.
L’idea progettuale risale a circa 25 anni fa, in un contesto socio-economico completamente diverso da quello di oggi, e prevede la realizzazione di un nuovo bacino irriguo che sbarrerà le acque di tre affluenti del Potenza a monte di Fiuminata (tra bivio Ercole e il territorio umbro), con un’enorme struttura in calcestruzzo armato alta 59 metri (…un grattacielo di 20 piani!), lunga più di mezzo chilometro e larga 5 metri, con 1,5 km di condotte in elevazione (anche queste in calcestruzzo armato), altre centinaia di metri di tubature in galleria e almeno 30 ettari di boschi distrutti.
In stretto collegamento con il progetto della diga c’è poi il piano irriguo che il Consorzio di Bonifica in queste settimane ha portato all’attenzione dei vari enti locali interessati e che prevede chilometri e chilometri di condotte sotterranee, tubature, canalizzazioni e derivazioni che collegheranno i bacini fluviali del Potenza e del Chienti. Insomma, una serie di opere dai costi esorbitanti e con un rilevante impatto sul territorio montano e alto-collinare dell’entroterra maceratese che forse, a conti fatti (bilancio costi-benefici), potrebbe non rivestire carattere di priorità né di necessità.
Occorre precisare che le indagini ambientali sono incentrate sull’opera strutturale, senza tener conto del fatto che questa è posizionata sulla testata di una asta fluviale ed avrà conseguenze su tutta la valle e non solo. In linea generale l'impatto più significativo è la trasformazione territoriale-paesaggistica derivante dalla costruzione dell'invaso e dalla diminuzione del deflusso in alveo, con conseguenze disastrose anche sulla fauna dulciacquicola (pesci, anfibi, ecc.) che vive negli habitat lotici. Una grave carenza del progetto è la mancata analisi della diminuzione del deflusso sul sistema idrogeologico della piana di Fiuminata, dove sussistono importanti fenomeni di “risorgiva alluvionale” (stoni), con connessi ambienti umidi di grande importanza naturalistica e socio-economica. Molte le lacune anche per ciò che riguarda gli aspetti geologici, geomorfologici e idrogeologici. Insomma, si tratta di un progetto che a nostro avviso nasce male e che
rischia di drenare acqua e… ingenti risorse senza apportare benefici tangibili agli abitanti della valle del Potenza.
Chi volesse saperne di più (e leggersi gli elaborati progettuali) può collegarsi al sito internet del Ministero dell’Ambiente, ciccando nella sezione dedicata alla valutazione di impatto ambientale (link diretto:www.dsa.minambiente.it/via/DettaglioProgetto.aspx?ID_Progetto=225).
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