La distruzione politica della cultura scientifica e del pensiero critico parte… dalla scuola!
Grazie, ministro Gelmini. Grazie, governo Berlusconi.
Grazie per l’impegno che state mettendo per distruggere a poco a poco la scuola italiana. L’ultima “perla di saggezza” uscita dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 28 maggio 2009 riguarda le superiori ed in particolare la paradossale “riforma dei licei” (resa pubblica il 12 giugno 2009) che diminuisce, tra le altre cose, le ore di insegnamento delle scienze sperimentali.
Andiamo con ordine.
Secondo gli esperti internazionali (tutti certamente “comunisti” e “no-global”, NdR) che collaborano con strutture tecnico-scientifiche come l’OECD (http://www.oecd.org/) o l’EURYDICE (http://eacea.ec.europa.eu/portal/page/portal/Eurydice) in Italia più che in altri Paesi occorre perseguire l’obiettivo di una migliore e più approfondita alfabetizzazione scientifica di base fatta sia di conoscenze sia di abilità, in rispondenza alle istanze internazionali e considerato lo stato di “Nation at risk” in cui versa il nostro Paese per l’educazione e la formazione scientifica.
Troppo generico?
Ok, allora andiamo ad analizzare le prove di valutazione OCSE-PISA del 2006 sulle competenze scientifiche dei quindicenni di 57 paesi del mondo: gli studenti italiani hanno conseguito risultati per le Scienze che pongono il nostro paese in coda (36) alle graduatorie internazionali. Può bastare come premessa?
Bene, anzi, male. A fronte di questi dati, che rivelano un’evidente stato di “emergenza educativa e formativa”, i nuovi ordinamenti prospettati dall’attuale governo non sembrano assolutamente tenerne conto vista la riduzione complessiva delle ore dedicate alle Scienze naturali e la scarsa considerazione riservata alle attività pratiche e al rinnovamento dell’approccio didattico richiesto dalla acquisizione di competenze piuttosto che di conoscenze.
Ma entriamo direttamente nei punti del documento “gelminiano” incriminato. Cosa succede alle materie scientifiche? Rielaborando un quadro riassuntivo preparato dall’Associazione Nazionale Insegnanti di Scienze Naturali (ANISN), ecco i principali punti critici:
1) si registra una diminuzione delle ore di insegnamento delle scienze sperimentali nel loro complesso e delle scienze naturali (intese come Biologia e Scienze della Terra) nello specifico, con conseguente riduzione delle ore dedicate al laboratorio in tutti gli indirizzi di studio (tranne che nel liceo scientifico);
2) la distribuzione delle ore in alcuni indirizzi liceali, classico e artistico, non prevede nel biennio alcuna disciplina scientifica a carattere sperimentale, in netto contrasto con le indicazioni internazionali e nazionali sull’importanza delle scienze nella fascia dell’obbligo:
3) l’errata suddivisione delle ore dedicate alle scienze sperimentali, che prevede denominazioni e assetti ormai ritenuti superati in tutti i paesi avanzati e nei quali la Biologia e le Scienze della Terra, scienze della complessità, occupano spazio rilevante nella formazione dei giovani. In particolare:
- negli istituti tecnici e professionali le ore di scienze naturali diminuiscono di un terzo (da 3 a 2 oresettimanali);
- nell’istituto tecnico ad indirizzo economico (I biennio), 3 delle 4 ore di riduzione complessiva dell’orario settimanale, sono a carico delle scienze sperimentali nel loro complesso.
Il lato paradossale della “riforma dei licei”, che ha del comico ma non può che farci… piangere, è che il testo licenziato il 12 giugno è in contrasto con quanto enunciato negli stessi documenti ministeriali, all’interno dei quali si parla di un potenziamento dell’insegnamento della scienza e della tecnologia, come d’altra parte suggerisce l’Unione Europea e l’OCSE in merito all’educazione scientifica (vedi, tra gli altri, i documenti di: OECD, 2008; Eurydice, 2006; OECD, 2006; Osborne & Dillon, 2008; Rocard et al., 2007).
Tornando a bomba al documento dell’ANISN, si evidenzia in particolare:
- la necessità di far acquisire agli studenti un’alfabetizzazione scientifica fatta sia conoscenze sia di abilità, che consenta a tutti di saper interpretare, spiegare i fenomeni naturali - compresi quellirelativi alla gestione della propria salute e dell’ambiente - e fruire in modo corretto e consapevoledelle moderne conquiste della scienza e della tecnologia. Ciò si desume anche dal D.M. 22.8.2007nel quale si individuano saperi e competenze afferenti all’asse scientifico-tecnologico da acquisiredurante l’obbligo scolastico;
- la necessità di non vanificare i processi e i risultati dei pluriennali Piani Nazionalirelativi all’insegnamento delle Scienze Sperimentali.Una diminuzione delle ore di scienzenella fascia d’età dell’obbligo scolastico porterebbe a vanificare gli sforzi intrapresi con pianinazionali quali ‘Insegnare Scienze Sperimentali’ e ‘Progetto Lauree Scientifiche’ nei quali lo stessoMinistero ha investito risorse al fine di promuovere la formazione in servizio dei docenti di Scienzeed un maggior interesse dei giovani verso la cultura scientifica in generale e, nello specifico, verso la prosecuzione degli studi in campo scientifico. Analisi e studi internazionali indicano chiaramentequanto le competenze e l’interesse dei giovani verso le scienze dipenda da come e quanto questevengono trattate a scuola entro i 15 anni di età;
- la necessità di impostare e promuovere l’attività didattica secondo le modalità e le indicazioni sostenute dalle più recenti acquisizioni delle ricerca nell’ambito dell’educazione scientifica. Una diminuzione delle ore di scienze non consentirebbe di impostarel’attività didattica secondo le indicazioni sostenute dalle più recenti acquisizioni della ricercanell’ambito dell’educazione scientifica. “Fare scienze”, piuttosto che semplicemente raccontarle,richiede maggior tempo a disposizione per poter “investigare”, ovvero osservare, ipotizzare,verificare e considerare l’errore, discutere e argomentare, alimentando e sviluppando cioè i processipropri dell’indagine scientifica, indispensabili per l’acquisizione delle competenze scientificherichieste agli studenti. Nello specifico la diminuzione generale delle ore di lezione negli istituti tecnici e professionali non è compatibile con lo svolgimento delle necessarie attività sperimentali epratiche di laboratorio, che sono proprio quelle che devono caratterizzare l’istruzione tecnica eprofessionale.
Quanti, tra i politici che siedono oggi in Parlamento, sono realmente consapevoli della fondamentale importanza per il nostro Paese di una solida e competitiva formazione scientifica da trasmettere ai nostri giovani?
Decisamente pochi, a giudicare dai fatti.
David Fiacchini
Nota a margine
A chi pensa che questi ragionamenti siano farina del sacco di uno o più prof. che ce l’hanno a morte con questo governo e, quindi, rientrano nell’innominabile schiera degli ultimi italiani “coglioni”, “fannulloni” e “comunisti”, consiglio vivamente di approfondire il tema dell’insegnamento e della didattica delle discipline scientifiche nelle scuole (utopia?) leggendo i seguenti lavori (NB: avviso i quattro lettori rimasti che non ci sono immagini di aspiranti veline né di modelle affermate, ma si tratta di pubblicazioni che trattano di scuola, programmazione didattica, insegnamento… sapete, tutte cose tremendamente noiose ma forse utili per chi… sforna riforme scolastiche al ritmo di una panetteria):
OECD, 2008. Encouraging Student Interest in Science and Technology Studies. OECD Publications, Paris, 132 pp (http://www.oecd.org/document/40/0,3343,en_2649_34319_41689640_1_1_1_1,00.html)
Eurydice, 2006. L’insegnamento delle scienze nelle scuole in Europa, politiche e ricerca. Eurydice, Bruxelles, 93 pp.OECD, 2006. PISA 2006, Science Competencies for Tomorrow’s World,Volume 1: Analysis. OECD Publications, Paris, 390 pp. (http://www.oecd.org/document/2/0,3343,en_32252351_32236191_39718850_1_1_1_1,00.html)
Osborne, J., & Dillon, J. (2008). Science Education in Europe: Critical Reflections. London: The Nuffield Foundation, http://hub.mspnet.org/index.cfm/15065 Rocard, M., Csermely, P., Jorde,
D., Lenzen, D., Walberg-Henriksson, H., & Hemmo, V. (2007). Science Education NOW: A renewed Pedagogy for the Future of Europe, Luxembourg: Office for Official Publications of the European Communities, http://ec.europa.eu/research/science-society/document_library/pdf_06/report-rocard-on-science-education_en.pdf
Grazie!
Grazie per l’impegno che state mettendo per distruggere a poco a poco la scuola italiana. L’ultima “perla di saggezza” uscita dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 28 maggio 2009 riguarda le superiori ed in particolare la paradossale “riforma dei licei” (resa pubblica il 12 giugno 2009) che diminuisce, tra le altre cose, le ore di insegnamento delle scienze sperimentali.
Andiamo con ordine.
Secondo gli esperti internazionali (tutti certamente “comunisti” e “no-global”, NdR) che collaborano con strutture tecnico-scientifiche come l’OECD (http://www.oecd.org/) o l’EURYDICE (http://eacea.ec.europa.eu/portal/page/portal/Eurydice) in Italia più che in altri Paesi occorre perseguire l’obiettivo di una migliore e più approfondita alfabetizzazione scientifica di base fatta sia di conoscenze sia di abilità, in rispondenza alle istanze internazionali e considerato lo stato di “Nation at risk” in cui versa il nostro Paese per l’educazione e la formazione scientifica.
Troppo generico?
Ok, allora andiamo ad analizzare le prove di valutazione OCSE-PISA del 2006 sulle competenze scientifiche dei quindicenni di 57 paesi del mondo: gli studenti italiani hanno conseguito risultati per le Scienze che pongono il nostro paese in coda (36) alle graduatorie internazionali. Può bastare come premessa?
Bene, anzi, male. A fronte di questi dati, che rivelano un’evidente stato di “emergenza educativa e formativa”, i nuovi ordinamenti prospettati dall’attuale governo non sembrano assolutamente tenerne conto vista la riduzione complessiva delle ore dedicate alle Scienze naturali e la scarsa considerazione riservata alle attività pratiche e al rinnovamento dell’approccio didattico richiesto dalla acquisizione di competenze piuttosto che di conoscenze.
Ma entriamo direttamente nei punti del documento “gelminiano” incriminato. Cosa succede alle materie scientifiche? Rielaborando un quadro riassuntivo preparato dall’Associazione Nazionale Insegnanti di Scienze Naturali (ANISN), ecco i principali punti critici:
1) si registra una diminuzione delle ore di insegnamento delle scienze sperimentali nel loro complesso e delle scienze naturali (intese come Biologia e Scienze della Terra) nello specifico, con conseguente riduzione delle ore dedicate al laboratorio in tutti gli indirizzi di studio (tranne che nel liceo scientifico);
2) la distribuzione delle ore in alcuni indirizzi liceali, classico e artistico, non prevede nel biennio alcuna disciplina scientifica a carattere sperimentale, in netto contrasto con le indicazioni internazionali e nazionali sull’importanza delle scienze nella fascia dell’obbligo:
3) l’errata suddivisione delle ore dedicate alle scienze sperimentali, che prevede denominazioni e assetti ormai ritenuti superati in tutti i paesi avanzati e nei quali la Biologia e le Scienze della Terra, scienze della complessità, occupano spazio rilevante nella formazione dei giovani. In particolare:
- negli istituti tecnici e professionali le ore di scienze naturali diminuiscono di un terzo (da 3 a 2 oresettimanali);
- nell’istituto tecnico ad indirizzo economico (I biennio), 3 delle 4 ore di riduzione complessiva dell’orario settimanale, sono a carico delle scienze sperimentali nel loro complesso.
Il lato paradossale della “riforma dei licei”, che ha del comico ma non può che farci… piangere, è che il testo licenziato il 12 giugno è in contrasto con quanto enunciato negli stessi documenti ministeriali, all’interno dei quali si parla di un potenziamento dell’insegnamento della scienza e della tecnologia, come d’altra parte suggerisce l’Unione Europea e l’OCSE in merito all’educazione scientifica (vedi, tra gli altri, i documenti di: OECD, 2008; Eurydice, 2006; OECD, 2006; Osborne & Dillon, 2008; Rocard et al., 2007).
Tornando a bomba al documento dell’ANISN, si evidenzia in particolare:
- la necessità di far acquisire agli studenti un’alfabetizzazione scientifica fatta sia conoscenze sia di abilità, che consenta a tutti di saper interpretare, spiegare i fenomeni naturali - compresi quellirelativi alla gestione della propria salute e dell’ambiente - e fruire in modo corretto e consapevoledelle moderne conquiste della scienza e della tecnologia. Ciò si desume anche dal D.M. 22.8.2007nel quale si individuano saperi e competenze afferenti all’asse scientifico-tecnologico da acquisiredurante l’obbligo scolastico;
- la necessità di non vanificare i processi e i risultati dei pluriennali Piani Nazionalirelativi all’insegnamento delle Scienze Sperimentali.Una diminuzione delle ore di scienzenella fascia d’età dell’obbligo scolastico porterebbe a vanificare gli sforzi intrapresi con pianinazionali quali ‘Insegnare Scienze Sperimentali’ e ‘Progetto Lauree Scientifiche’ nei quali lo stessoMinistero ha investito risorse al fine di promuovere la formazione in servizio dei docenti di Scienzeed un maggior interesse dei giovani verso la cultura scientifica in generale e, nello specifico, verso la prosecuzione degli studi in campo scientifico. Analisi e studi internazionali indicano chiaramentequanto le competenze e l’interesse dei giovani verso le scienze dipenda da come e quanto questevengono trattate a scuola entro i 15 anni di età;
- la necessità di impostare e promuovere l’attività didattica secondo le modalità e le indicazioni sostenute dalle più recenti acquisizioni delle ricerca nell’ambito dell’educazione scientifica. Una diminuzione delle ore di scienze non consentirebbe di impostarel’attività didattica secondo le indicazioni sostenute dalle più recenti acquisizioni della ricercanell’ambito dell’educazione scientifica. “Fare scienze”, piuttosto che semplicemente raccontarle,richiede maggior tempo a disposizione per poter “investigare”, ovvero osservare, ipotizzare,verificare e considerare l’errore, discutere e argomentare, alimentando e sviluppando cioè i processipropri dell’indagine scientifica, indispensabili per l’acquisizione delle competenze scientificherichieste agli studenti. Nello specifico la diminuzione generale delle ore di lezione negli istituti tecnici e professionali non è compatibile con lo svolgimento delle necessarie attività sperimentali epratiche di laboratorio, che sono proprio quelle che devono caratterizzare l’istruzione tecnica eprofessionale.
Quanti, tra i politici che siedono oggi in Parlamento, sono realmente consapevoli della fondamentale importanza per il nostro Paese di una solida e competitiva formazione scientifica da trasmettere ai nostri giovani?
Decisamente pochi, a giudicare dai fatti.
David Fiacchini
Nota a margine
A chi pensa che questi ragionamenti siano farina del sacco di uno o più prof. che ce l’hanno a morte con questo governo e, quindi, rientrano nell’innominabile schiera degli ultimi italiani “coglioni”, “fannulloni” e “comunisti”, consiglio vivamente di approfondire il tema dell’insegnamento e della didattica delle discipline scientifiche nelle scuole (utopia?) leggendo i seguenti lavori (NB: avviso i quattro lettori rimasti che non ci sono immagini di aspiranti veline né di modelle affermate, ma si tratta di pubblicazioni che trattano di scuola, programmazione didattica, insegnamento… sapete, tutte cose tremendamente noiose ma forse utili per chi… sforna riforme scolastiche al ritmo di una panetteria):
OECD, 2008. Encouraging Student Interest in Science and Technology Studies. OECD Publications, Paris, 132 pp (http://www.oecd.org/document/40/0,3343,en_2649_34319_41689640_1_1_1_1,00.html)
Eurydice, 2006. L’insegnamento delle scienze nelle scuole in Europa, politiche e ricerca. Eurydice, Bruxelles, 93 pp.OECD, 2006. PISA 2006, Science Competencies for Tomorrow’s World,Volume 1: Analysis. OECD Publications, Paris, 390 pp. (http://www.oecd.org/document/2/0,3343,en_32252351_32236191_39718850_1_1_1_1,00.html)
Osborne, J., & Dillon, J. (2008). Science Education in Europe: Critical Reflections. London: The Nuffield Foundation, http://hub.mspnet.org/index.cfm/15065 Rocard, M., Csermely, P., Jorde,
D., Lenzen, D., Walberg-Henriksson, H., & Hemmo, V. (2007). Science Education NOW: A renewed Pedagogy for the Future of Europe, Luxembourg: Office for Official Publications of the European Communities, http://ec.europa.eu/research/science-society/document_library/pdf_06/report-rocard-on-science-education_en.pdf
Grazie!
Etichette: licei, riforma Gelmini, scienze, scuola
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