Inceneritori: energia rinnovabile ?
Forse non tutti gli italiani sanno che nella bolletta della luce una parte dei costi (il 7%) vanno a finanziare lo sviluppo delle "energie rinnovabili" (e cioè eolico, solare fotovoltaico e biomasse).
In realtà in quel 7% - come denunciato dall'irriverente comico Beppe Grillo e dall'associazione Greenpeace - una parte preponderante va a finanziare la realizzazione degli inceneritori, tecnologia tutt'altro che rinnovabile e dalle non poche problematiche ambientali (altamente inquinanti in quanto emettono più CO2 per chilowattora di un tradizionale impianto a carbone, già considerato inquinante, e quasi il doppio della media italiana di emissioni di CO2 per chilowattora).
"Come si fa a definire fonte rinnovabile il processo di combustione dei rifiuti? Contro questo paradosso - afferma l’associazione Greenpeace - sono state consegnate ai Presidenti di Camera e Senato quasi 30mila firme da Greenpeace e dalla Rete Nazionale Rifiuti Zero per chiedere l’abolizione del sussidio agli inceneritori".
La produzione elettrica da incenerimento dei rifiuti è sussidiata, infatti, sia attraverso i costi di smaltimento sia grazie agli incentivi che dovrebbero essere riservati alle fonti rinnovabili di energia, prive di emissioni inquinanti.
Aggiunge il dr. Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace: “nei rifiuti è presente sia una componente organica, le cui emissioni di CO2 sono considerate nulle, che una componente di plastiche che invece è una fonte fossile a tutti gli effetti in quanto derivata dal petrolio, le cui emissioni vanno conteggiate”.
Dai dati ufficiali che annualmente vengono presentati alla Convenzione quadro sui cambiamenti climatici, risulta che a parità di energia prodotta gli inceneritori emettono più anidride carbonica rispetto alla media della produzione elettrica.
Così gli incentivi che dovrebbero essere dedicati alle fonti rinnovabili - che hanno emissioni nulle di CO2 - vengono spesi per aumentarle....
Per la produzione netta di un chilowattora da rifiuti si emettono infatti circa 940 grammi di anidride carbonica, contro i 530 della media nazionale (che comprende anche la quota da rinnovabili) e i 650 della sola componente termoelettrica. Si tratta di emissioni più elevate di quelle delle fonti fossili: un impianto tradizionale a carbone emette circa 900 grammi di CO2 per chilowattora e uno a gas a ciclo combinato circa 370.
Secondo Rossano Ercolini, della Rete Nazionale Rifiuti zero, “l’Italia, in ritardo rispetto allo sviluppo delle nuove fonti rinnovabili - solare termico, fotovoltaico, eolico su tutte - è in gravi difficoltà per rispettare gli impegni di Kyoto, e dovrebbe semmai tassare e non incentivare gli impianti di incenerimento, favorendo invece il riciclaggio ed il compostaggio” (e il risparmio energetico, e la riduzione a monte dei rifiuti usa e getta, e l'introduzione dei prodotti biodegradabili, ecc., ecc., aggiungo io).
Da una tonnellata di rifiuti si producono circa 700 chilowattora e si ricevono mediamente circa 70 euro di incentivi per la produzione di elettricità. Ma una tonnellata di rifiuti incenerita emette circa 0,8 tonnellate di CO2 e riceve pure gli incentivi: se gli impianti dovessero acquistare sul mercato i permessi di emissione, dovrebbero pagare una cifra di 10-15 euro per tonnellata.
Un altro paradosso all'italiana.
In realtà in quel 7% - come denunciato dall'irriverente comico Beppe Grillo e dall'associazione Greenpeace - una parte preponderante va a finanziare la realizzazione degli inceneritori, tecnologia tutt'altro che rinnovabile e dalle non poche problematiche ambientali (altamente inquinanti in quanto emettono più CO2 per chilowattora di un tradizionale impianto a carbone, già considerato inquinante, e quasi il doppio della media italiana di emissioni di CO2 per chilowattora).
"Come si fa a definire fonte rinnovabile il processo di combustione dei rifiuti? Contro questo paradosso - afferma l’associazione Greenpeace - sono state consegnate ai Presidenti di Camera e Senato quasi 30mila firme da Greenpeace e dalla Rete Nazionale Rifiuti Zero per chiedere l’abolizione del sussidio agli inceneritori".
La produzione elettrica da incenerimento dei rifiuti è sussidiata, infatti, sia attraverso i costi di smaltimento sia grazie agli incentivi che dovrebbero essere riservati alle fonti rinnovabili di energia, prive di emissioni inquinanti.
Aggiunge il dr. Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace: “nei rifiuti è presente sia una componente organica, le cui emissioni di CO2 sono considerate nulle, che una componente di plastiche che invece è una fonte fossile a tutti gli effetti in quanto derivata dal petrolio, le cui emissioni vanno conteggiate”.
Dai dati ufficiali che annualmente vengono presentati alla Convenzione quadro sui cambiamenti climatici, risulta che a parità di energia prodotta gli inceneritori emettono più anidride carbonica rispetto alla media della produzione elettrica.
Così gli incentivi che dovrebbero essere dedicati alle fonti rinnovabili - che hanno emissioni nulle di CO2 - vengono spesi per aumentarle....
Per la produzione netta di un chilowattora da rifiuti si emettono infatti circa 940 grammi di anidride carbonica, contro i 530 della media nazionale (che comprende anche la quota da rinnovabili) e i 650 della sola componente termoelettrica. Si tratta di emissioni più elevate di quelle delle fonti fossili: un impianto tradizionale a carbone emette circa 900 grammi di CO2 per chilowattora e uno a gas a ciclo combinato circa 370.
Secondo Rossano Ercolini, della Rete Nazionale Rifiuti zero, “l’Italia, in ritardo rispetto allo sviluppo delle nuove fonti rinnovabili - solare termico, fotovoltaico, eolico su tutte - è in gravi difficoltà per rispettare gli impegni di Kyoto, e dovrebbe semmai tassare e non incentivare gli impianti di incenerimento, favorendo invece il riciclaggio ed il compostaggio” (e il risparmio energetico, e la riduzione a monte dei rifiuti usa e getta, e l'introduzione dei prodotti biodegradabili, ecc., ecc., aggiungo io).
Da una tonnellata di rifiuti si producono circa 700 chilowattora e si ricevono mediamente circa 70 euro di incentivi per la produzione di elettricità. Ma una tonnellata di rifiuti incenerita emette circa 0,8 tonnellate di CO2 e riceve pure gli incentivi: se gli impianti dovessero acquistare sul mercato i permessi di emissione, dovrebbero pagare una cifra di 10-15 euro per tonnellata.
Un altro paradosso all'italiana.
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