MARCHE DI FUOCO
E' ANCORA EMERGENZA INCENDI
Tra sabato 21 e lunedì 23 sono andati in fumo oltre 1000 ettari di boschi marchigiani (dati CFS): i soliti piromani (questi assassini che gongolano nel provocare incendi) e il solito imbecille di turno che getta sigarette o accende fuochi in mezzo al bosco, hanno colpito nel pesarese (Urbino, la moli di Borgo Pace, Frontone, …), nel fabrianese (Cancelli, Marischio, Varano), nel fermano (Porto S. Elpidio-Cascinare) e nell’ascolano (Acquasanta Terme, Montemonaco, Montegallo, Arquata del Tronto).
E’ un’emergenza continua che mette a dura prova il personale del Corpo Forestale dello Stato, dei Vigili del Fuoco e dei volontari della Protezione Civile. E in situazioni simili, con turni massacranti e riposi minimi per la mancanza (cronica) di personale, può accadere anche l’irreparabile: un Canadair, in attività anche per gli incendi marchigiani, è caduto oggi in territorio abruzzese causando la morte del pilota e il ferimento del co-pilota.
Quando lo Stato e gli Enti locali capiranno che non si può gestire l’emergenza con toppe, pezze e tante pacche sulle spalle del personale, sarà sempre troppo tardi. Bisogna investire nella P R E V E N Z I O N E, sin da domani. Come? Con il buonsenso, che manca oggi sempre di più,…. e:
1) mettendo più uomini sul territorio montano (Forestale, Polizia Provinciale, ecc.) per fare controlli e sorveglianza, coordinando con una regia unica il personale di vigilanza, le guardie ecologiche, i volontari delle associazioni;
2) potenziando i mezzi in dotazione al personale di Vigili del Fuoco, Corpo Forestale dello Stato e Protezione Civile;
3) investendo risorse per fare CULTURA, INFORMAZIONE, PREVENZIONE direttamente sul campo;
4) isolando le linee ferroviarie laddove vi sono situazioni di rischio;
5) mettendo una “taglia” sui piromani e decuplicando le sanzioni per chi non rispetta le poche regole anti-incendio (no a barbecue improvvisati; no alla bruciatura delle stoppie e dei residui delle potature; non gettare rifiuti potenzialmente infiammabili o mozziconi di sigaretta; ecc.);
6) investendo risorse per la protezione della montagna e la tutela dei boschi (attuare rimboschimenti con specie autoctone; gestire con una selvicoltura ad hoc le pinete e le altre formazioni vegetali alloctone a rischio incendio; acquisire al demanio regionale alcune foreste di valore naturalistico; dare un contributo economico ai “custodi del territorio montano”, come allevatori, agricoltori, aziende agrituristiche; ….);
7) chiedendo, perché no, l’ausilio di squadre appositamente formate dell’esercito e dei mezzi dell’aeronautica (… che ci stanno a fare, altrimenti, negli hangar delle basi militari? Li teniamo al caldo solo per fare esercitazioni e simboliche parate in attesa delle prossime missioni di guerra?!?).
Sono richieste che provengono da Marte? Dite che non ci sono i soldi? No, qui vi sbagliate di grosso perché i soldi ci sono, e anche i mezzi. Si tratta di mettere qualche spicciolo del bilancio dello Stato (recuperato dove ci sono sprechi e capitoli di spesa assurdi) a disposizione della montagna, dei pochi abitanti che ancora resistono in zone definite da tutti come “disagiate” (e dimenticate dei politici) e utilizzare i mezzi chiusi in qualche garage.
Uno Stato sempre più assente, la cui inerzia viene generosamente by-passata dall’energia, dall’impegno, dalla buona volontà dei nostri “angeli dei boschi”. Che però, da soli, non possono far altro che tamponare fino alla prossima emergenza. Un dato per finire: sulle circa 60 richieste di mezzi aerei per spegnere incendi ricevute dalla centrale operativa della Protezione Civile delle Marche nella sola giornata di domenica, ne sono state evase (con difficoltà) “appena” una trentina.
E’ un’emergenza continua che mette a dura prova il personale del Corpo Forestale dello Stato, dei Vigili del Fuoco e dei volontari della Protezione Civile. E in situazioni simili, con turni massacranti e riposi minimi per la mancanza (cronica) di personale, può accadere anche l’irreparabile: un Canadair, in attività anche per gli incendi marchigiani, è caduto oggi in territorio abruzzese causando la morte del pilota e il ferimento del co-pilota.
Quando lo Stato e gli Enti locali capiranno che non si può gestire l’emergenza con toppe, pezze e tante pacche sulle spalle del personale, sarà sempre troppo tardi. Bisogna investire nella P R E V E N Z I O N E, sin da domani. Come? Con il buonsenso, che manca oggi sempre di più,…. e:
1) mettendo più uomini sul territorio montano (Forestale, Polizia Provinciale, ecc.) per fare controlli e sorveglianza, coordinando con una regia unica il personale di vigilanza, le guardie ecologiche, i volontari delle associazioni;
2) potenziando i mezzi in dotazione al personale di Vigili del Fuoco, Corpo Forestale dello Stato e Protezione Civile;
3) investendo risorse per fare CULTURA, INFORMAZIONE, PREVENZIONE direttamente sul campo;
4) isolando le linee ferroviarie laddove vi sono situazioni di rischio;
5) mettendo una “taglia” sui piromani e decuplicando le sanzioni per chi non rispetta le poche regole anti-incendio (no a barbecue improvvisati; no alla bruciatura delle stoppie e dei residui delle potature; non gettare rifiuti potenzialmente infiammabili o mozziconi di sigaretta; ecc.);
6) investendo risorse per la protezione della montagna e la tutela dei boschi (attuare rimboschimenti con specie autoctone; gestire con una selvicoltura ad hoc le pinete e le altre formazioni vegetali alloctone a rischio incendio; acquisire al demanio regionale alcune foreste di valore naturalistico; dare un contributo economico ai “custodi del territorio montano”, come allevatori, agricoltori, aziende agrituristiche; ….);
7) chiedendo, perché no, l’ausilio di squadre appositamente formate dell’esercito e dei mezzi dell’aeronautica (… che ci stanno a fare, altrimenti, negli hangar delle basi militari? Li teniamo al caldo solo per fare esercitazioni e simboliche parate in attesa delle prossime missioni di guerra?!?).
Sono richieste che provengono da Marte? Dite che non ci sono i soldi? No, qui vi sbagliate di grosso perché i soldi ci sono, e anche i mezzi. Si tratta di mettere qualche spicciolo del bilancio dello Stato (recuperato dove ci sono sprechi e capitoli di spesa assurdi) a disposizione della montagna, dei pochi abitanti che ancora resistono in zone definite da tutti come “disagiate” (e dimenticate dei politici) e utilizzare i mezzi chiusi in qualche garage.
Uno Stato sempre più assente, la cui inerzia viene generosamente by-passata dall’energia, dall’impegno, dalla buona volontà dei nostri “angeli dei boschi”. Che però, da soli, non possono far altro che tamponare fino alla prossima emergenza. Un dato per finire: sulle circa 60 richieste di mezzi aerei per spegnere incendi ricevute dalla centrale operativa della Protezione Civile delle Marche nella sola giornata di domenica, ne sono state evase (con difficoltà) “appena” una trentina.
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