ENERGIA E BUONSENSO
ALCUNE BREVI RIFLESSIONI A MARGINE DELL’INCONTRO CON MAURIZIO PALLANTE
Immaginate di avere un secchio, pieno di buchi, da dover utilizzare quotidianamente per le operazioni di trasporto da un punto all’altro della vostra casa. Vi accorgete subito che dal punto di partenza a quello di arrivo si perde finanche il 60% del contenuto: cosa fate?
Una qualsiasi persona che abbia un bruscolo di buonsenso e un minimo di lungimiranza provvederebbe alla chiusura dei buchi o, alla peggio, andrebbe a cambiare il secchio, giusto?
Ora, immaginate che quel secchio contenga energia proveniente per gran parte da fonti fossili (petrolio e gas): il paragone è pertinente perché più della metà dell’energia che oggi si estrae, si trasforma, si trasporta e, finalmente, si utilizza, viene sprecata.
E cosa fanno i nostri beneamati politici, amministratori e imprenditori del settore? Invece di investire risorse per ridurre o eliminare gli sprechi (chiudendo i “famosi” buchi e garantendo nuove opportunità di lavoro qualificato), si affannano spendendo denaro pubblico semplicemente per cambiare il contenuto del nostro “secchio”, promuovendo ora il ricorso a super-centrali nucleari di ultima generazione, ora la costruzione di colossali centrali alimentate da fonti rinnovabili (eolico e fotovoltaico). Senza capire che se non si provvede, da subito, a ridurre gli sprechi e a rendere meno energivori edifici e industrie, nessuna vecchia o nuova fonte energetica potrà andare a colmare la crescente richiesta di energia perché oltre la metà di quella prodotta continua ad essere sprecata.
Immaginate di avere un secchio, pieno di buchi, da dover utilizzare quotidianamente per le operazioni di trasporto da un punto all’altro della vostra casa. Vi accorgete subito che dal punto di partenza a quello di arrivo si perde finanche il 60% del contenuto: cosa fate?
Una qualsiasi persona che abbia un bruscolo di buonsenso e un minimo di lungimiranza provvederebbe alla chiusura dei buchi o, alla peggio, andrebbe a cambiare il secchio, giusto?
Ora, immaginate che quel secchio contenga energia proveniente per gran parte da fonti fossili (petrolio e gas): il paragone è pertinente perché più della metà dell’energia che oggi si estrae, si trasforma, si trasporta e, finalmente, si utilizza, viene sprecata.
E cosa fanno i nostri beneamati politici, amministratori e imprenditori del settore? Invece di investire risorse per ridurre o eliminare gli sprechi (chiudendo i “famosi” buchi e garantendo nuove opportunità di lavoro qualificato), si affannano spendendo denaro pubblico semplicemente per cambiare il contenuto del nostro “secchio”, promuovendo ora il ricorso a super-centrali nucleari di ultima generazione, ora la costruzione di colossali centrali alimentate da fonti rinnovabili (eolico e fotovoltaico). Senza capire che se non si provvede, da subito, a ridurre gli sprechi e a rendere meno energivori edifici e industrie, nessuna vecchia o nuova fonte energetica potrà andare a colmare la crescente richiesta di energia perché oltre la metà di quella prodotta continua ad essere sprecata.
D’altra parte le proposte incentrate sulla sostituzione di parte dell’offerta delle fonti fossili con fonti alternative rispondono alla perversa logica della “crescita”, considerando l’incremento dei consumi energetici come un dato immodificabile; l’idea di ridurre il consumo di fonti fossili attraverso una riduzione della domanda di energia rientra invece nella logica della decrescita, teorizzata fin dal 1972 grazie ai fondatori del “Club di Roma” (Aurelio Peccei e altri).
Con questo e altri semplici ma efficaci esempi Maurizio Pallante, esperto di politiche energetiche e di tecnologie ambientali, ha intrattenuto il folto pubblico intervenuto nella Casa Ecologica di Belforte del Chienti trattando il tema dell’energia con una chiarezza espositiva senza uguali.
Non so se all’incontro di sabato scorso erano presenti gli estensori del Piano Energetico Ambientale Regionale (Prof. Polonara & co.), i fautori del faraonico progetto di centrale eolica di Monte Cavallo (Sig. Gentilucci & co.) o qualche giornalista ancorato a visioni anacronistiche in tema energetico (si veda, a mero titolo di esempio, l’articolo a firma di Daniele Pallotta apparso il 24 gennaio sull’Appennino Camerte). So, però, che c’erano almeno due sindaci (Belforte del Chienti e Tolentino) che potranno raccontare ai loro colleghi, senza essere tacciati di “radicalismo ambientalista”, cosa c’è da fare sin da subito per arrivare a quella che Pallante chiama “democrazia energetica”, passando da pochi grandi impianti a una rete di impianti di taglie ridotte, capillarmente distribuiti sul territorio: un’amministrazione pubblica che lavora per ridurre gli sprechi e incentiva ogni famiglia da un lato a rendere le case sempre meno energivore, e, dall’altro, favorisce l’autoproduzione energetica grazie alla diversificazione delle fonti di produzione/approvvigionamento (microeolico, minifotovoltaico, biomasse, geotermia, ecc.). Utopia? No, pura realtà quotidiana che si tocca da tempo con mano in numerose realtà italiane e straniere: il risparmio, l’efficienza, la sobrietà negli usi e l’autoproduzione energetica sono manifestazioni d’intelligenza che non comportano limitazioni o rinunce, hanno un impatto ambientale pressoché nullo, migliorano la qualità della vita e riducono la crescita che non porta alcun benessere reale.
L’auspicio, dunque, è che questi meritori incontri informativi possano essere organizzati più spesso per far prendere coscienza della questione energetica ad un numero sempre maggiore di persone e passare dalle parole ai fatti.
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Per saperne di più vi consiglio questi due ottimi libri:
La decrescita felice. Maurizio Pallante (Editori Riuniti), 2005
Un programma politico per la decrescita. A cura di Maurizio Pallante (Edizioni per la decrescita felice), 2008
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