Vivere in campagna o in montagna
In generale si pensa che vivere in una casa in aperta campagna o rifugiarsi in una sperduta frazione montana scarsamente abitata equivalga – in una visione ora edulcorata, ora bucolica – a tranquillità, aria pulita, animali selvatici che scorrazzano tra prati e boschi, ecc, ecc.
Niente (o quasi) di tutto questo, cari amici miei. L’esperienza diretta del sottoscritto, che è nato in "montagna" ed è vissuto in "campagna" (e ora è tornato in "montagna"), e quella di alcuni amici marchigiani e non… mi hanno spinto a scrivere queste poche righe. Chiamatelo sfogo, segnalazione, denuncia, lamentela o come diavolo volete. Ma è così! E visto che siamo alla vigilia di un giorno importante (... il 31 gennaio finisce l'ennesima stagione venatoria!!!! Tutti alla festa di fine caccia organizzata a Fano dalla Lupus in Fabula!)... mi piace pubblicare questa breve nota.
Tranquillità fa rima con naturalità?
Nella maggior parte dei casi la tranquillità non abita proprio nelle zone rurali, anche in quelle più sperdute e abbandonate (dove la natura ha modo di recuperare il tempo e lo spazio perduto), o nei borghi montani dove finiscono le strade e ci si arriva solo per sbaglio.
Vi state chiedendo perché?
Bene, sono due le motivazioni principali: cacciatori e montanari “di ritorno”.
Nel primo caso ci troviamo di fronte a persone che, nella stragrande maggioranza dei casi (…non me ne vogliano i miei tre compagni di squadra, pallavolisti come me!), si credono giustizieri inviati in missione per conto di non si quale dio, e come tali sono padroni di tutto e di tutti. Invadono terreni coltivati, frutteti, orti, giardini, boschi, proprietà private (… solo in Italia e a Cipro sono rimaste norme del genere!) e sparano a tutto quello che si muove o tenta di farlo, spesso puntando il fucile alla cieca con il rischio di uccidersi a vicenda (come accade ogni anno in una decina di casi almeno).
Se avete la sfortuna, poi, di abitare in una zona “appetibile” per una squadra di “cinghialai”… dovete fare le valige, cari miei, perché quando si organizza una battuta di caccia agli ungulati…. è come se scoppiasse una guerra. Provare, anzi, sentire per credere: urla, spari, versi gutturali, cani latranti, decine di fuoristrada che si muovono in fila indiana da un punto all’altro della valle, persone (…persone ?) con pettorine rosse fosforescenti munite di radioline, binocoli e fucili con mirini laser…
Il tutto per una passione (?), uno sport (?), un dovere morale e civile (?) perché così facendo si fa del bene alla società, si libera il territorio da specie nocive, moleste, dannose. E a fine giornata si spartiscono carne e soldi, brindando all’arrotondamento venatorio dello stipendio mensile.
Provate a dir loro qualcosa. Provate a parlarci, se ci riuscite. Già il fatto di non essere vestiti da militari stile “operazione Desert-Storm” li mette sul chi va là; se poi iniziate il discorso formulando le prime due parole in italiano, vi siete fregati da soli. Vi hanno scoperto: siete forestieri, sotto-categoria dei rompiballe. “Mi scusi, ma ho sentito degli spari proprio sotto casa. Il rumore dei pallini che rotolavano sul tetto mi ha allarmato…, non potete allontanarvi? Anzi, lasciate in pace gli animali, che diritto avete di uccidere un essere vivente?”. Nooo, non possono, loro sono cacciatori. Fanno di mestiere gli assassini.
Ah, sei un’ambientalista, un verde, un’animalista…è tutta colpa vostra le querce si stanno seccando e se cornacchie e volpi si stanno mangiando tutto. E giù improperi irripetibili, condite da battutacce e grasse risate. E qualche colpo di avvertimento: loro possono, sono cacciatori. La domenica dopo ti ritrovi con un cadavere di pettirosso dentro la cassetta della posta o con una strisciata di sangue sulla porta, tanto per avvisarti che i padroni sono loro, che sei tu quello che lì non ci devi stare.
Mi fermo qui, ma potrei scrivere all’infinito.
L’altra categoria che si incontra in montagna o nella più sperduta campagna marchigiana è il montanaro di ritorno. Ovvero, il figlio del montanaro originario (un'altra razza, questa, orami estinta...purtroppo! Il buon Mario Rigoni Stern docet!) che, come fosse un lavoro part-time, passa tutti i pomeriggi e i week-end a: arare e ri-arare il campo fino a 5 metri sotto il livello del mare, spargere pesticidi una-due-tre volte-forse-è-meglio-quattro-non-si-sa-mai-facciamo-cinque, potare alberi lasciando tronchi informi, bruciare ramaglie & plastiche, ecc. ecc.
Ci possono essere, poi, altri frequentatori occasionali di queste zone dimenticate (quasi) da tutti: il fuoristradista della sgassata domenicale (enduro, trial, quad o super-Suv non fa differenza, sempre ad infangarsi deve andare, altrimenti cosa racconta agli amici del bar?) e il "raccoglione", quello che raccoglie di tutto, anche frutti velenosi e funghi tossici, perché in montagna che ci vai a fare se non raccogli una decina di kg di qualcosa?
Se un frutto resta su di un albero si spreca, scherzi! Mica serve come fonte di cibo per qualche disgraziato essere vivente… noooooo, cosa vai a pensare?
Se qualcuno si fosse riconosciuto in uno dei personaggi sinteticamente descritti, non si offenda! Io sto generalizzando, poi in ogni categoria c'è sempre chi è rispettoso di se stesso e degli altri, oltre che dell'ambiente. E alcuni ottimi esempi ci sono anche dove vivo adesso: dal pastore al agricoltore, dall'operaio all'allevatore, e così via.
Ovviamente non c’è solo la parte brutta, in montagna e nelle zone rurali si possono fare bellissimi incontri inaspettati (dallo scoiattolo al capriolo, dal tasso al codibugnolo), si osservano tramonti dalle mille sfumature, si apprezza la lentezza e si assapora ancora il ritmo delle stagioni. Non ci sono paragoni rispetto allo stress e allo smog di una città, anche medio-piccola. Ma il brutto è che, tra cacciatori, fuoristradisti, montanari di ritorno, raccoglioni & co, quassù non c’è più neanche un fringuello! I superstiti sono scappati – e questo è un paradosso – verso le periferie cittadine….dove non si spara (bracconieri permettendo) e c’è pure qualche scarto alimentare da mangiare vicino ai cassonetti o alle case…
Per fare un esempio dell’alto maceratese, si vedono più caprioli, tassi, volpi alla periferia di Tolentino o alle porte della zona industriale di Corridonia, che a ridosso del Parco nazionale dei Monti Sibillini (es: Pievebovigliana, Fiordimonte, …)! Con il conseguente rischio di venir falciati dalle auto che sfrecciano sulla statale 77 della Val di Chienti.
Dal “fronte” per il momento è tutto. Alla prossima!
Etichette: ambientalista, ambiente, caccia, natura
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