Natura et Ratio

venerdì, febbraio 06, 2009

RITORNO ALL’ETICA

Mi sono ritrovato del tutto casualmente tra le mani uno scritto del sociologo francese Edgar Morin, in cui mi ritrovo appieno. Lo stesso Morin in una recente intervista pubblicata su Repubblica sostiene che la necessità di << … cambiare l’egemonia della quantità in favore della qualità e di beni immateriali come l’amore e la felicità (…). La cultura materialista avrà un declino inesorabile e sarà sostituita dalla cultura dell’immateriale, che è anche l’unico modo che consentirà a tutti di vivere sulla stessa terra …>> (se ci saranno ancora le condizioni ambientali sufficienti per la vita dell’uomo, aggiungo io!).

Anteporre la difesa della nostra salute agli interessi speculativi delle industrie chimiche e del settore biotech (OGM & co.), privilegiare la tutela della biodiversità e il nostro sacrosanto diritto ad una scelta alimentare consapevole e naturale dovrebbero essere scelte dettate dal semplice buonsenso. Ma, come sappiamo, chi ci governa guarda più all’interesse dei “poteri forti” che a quello di noi semplici cittadini, distruggendo quel poco di naturalità che ancora resta sul nostro martoriato Pianeta.

Per fare un esempio concreto e senza scendere nelle motivazioni “pro” e “contro” o sull’utilità o meno delle singole sperimentazioni, in tema di organismi geneticamente modificati (OGM) vi sembra una decisione “giusta” o “corretta”, in nome del progresso e del libero mercato, l’autorizzazione alla coltivazione in pieno campo di varietà di piante che:
- sono brevettate, quasi fossero oggetti prodotti in fabbrica (ma va?!?!), da una multinazionale che ne detiene i diritti per la coltivazione, la raccolta e l’uso;
- sono sterili, quindi non si possono utilizzare i semi per successive semine (… il business è anche questo);
- devono essere trattate con pesticidi prodotti dalla stessa multinazionale (… sempre più business, cari miei);
- possono diffondersi nei campi limitrofi e incrociarsi con specie vegetali locali, causando inquinamento genetico e riducendo la biodiversità;
- diventeranno le uniche varietà presenti sul mercato, impedendo di fatto la scelta di un altro prodotto ai consumatori finali;
- ecc. ecc. ecc.

Fortunatamente una lucina in fondo al tunnel si inizia ad intravedere. Anche i leader mondiale dotati di un quoziente di intelligenza medio hanno avuto modo di scoprire che il danno fatto ai tanti, più deboli, si trasforma, quale gigantesco boomerang, in danno fatto a tutti. Ambiente compreso. Oggi sappiamo che solo una decisa inversione di rotta potrà limitare le gravissime problematiche socio-ambientali (dal continuo sbarco di migliaia di poveri cristi in fuga da fame e miseria, alle guerre per il controllo di risorse naturali preziose quali acqua e petrolio) che stanno affliggendo il mondo, da quello ricco a quello diseredato.

Un ritorno all’etica. Nella democrazia, ad esempio, che non dovrà – anzi, non potrà – più essere confinata, per dirla con le parole di George Monbiot (L’Era del consenso, ndr), nello stato nazionale, bloccata alla frontiera, con la valigia in mano, senza passaporto…Altro che permesso di soggiorno a 100 euro come proposto (…e forse già approvato, siamo in democrazia!) da pasciuti benpensanti padani il cui principale problema è quello di trovare parcheggio per il SUV dotato di allarme satellitare di fronte ad uno dei tanti (inutili) negozi dello sfarzo.

E se proponessimo una consultazione popolare internazionale per sostituire, come suggeriscono gli amici di Equivita (www.equivita.it), il WTO (l’egemone organizzazione mondiale del commercio) con il WSO (organizzazione mondiale della solidarietà)?

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