Natura et Ratio

lunedì, novembre 27, 2006

L' I.N.F.S. A RISCHIO DI CHIUSURA ?

Comunicato stampa del personale del INFS


MOTIVAZIONI DEL BLOCCO DELL’ATTIVITA’

ALL’ISTITUTO NAZIONALE PER LA FAUNA SELVATICA

L’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, INFS, Ente di ricerca con sede unica ad Ozzano dell’Emilia (Bologna) è in Italia l’Organo dello Stato che ha responsabilità del monitoraggio faunistico e della produzione delle indicazioni tecnico-scientifiche di supporto alle decisioni, in materia di conservazione della fauna e di gestione dell’ambiente, che vengono assunte dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province e dalle Aree protette.

L’Istituto, che gode di ampio prestigio a livello internazionale a testimonianza della professionalità dei propri dipendenti, soffre ormai da anni di insostenibili carenze di organico (attualmente 30% della pianta organica approvata) e riduzioni (pari al -26% negli ultimi 10 anni), nonché di sistematici tagli ai fondi strutturali trasferiti dallo Stato.

Per l'anno 2007 il contributo dello Stato non è sufficiente a coprire nemmeno una parte delle spese di funzionamento ed addirittura è insufficiente alle sole spese di personale dipendente. Da anni il personale precario (pari a circa il 50% dell’attuale personale in servizio) non è finanziato dai contributi dello Stato, pur avendo contribuito in questi anni anche allo svolgimento delle attività istituzionali dell’Ente. Paradossalmente neppure l'esiguo contributo vigente viene erogato regolarmente: nulla è stato versato dello stanziamento per il 2006 e tuttora deve essere saldato gran parte di quello relativo al 2005.

Va ricordato anche che il personale dell’INFS non ha ancora visto applicati pienamente i contratti collettivi di lavoro relativi ai periodi 1998-2001 e 2002-2005; a titolo di esempio, non sono stati ancora versati gli arretrati contrattuali relativi agli anni 2004-2005, né sono stati ancora espletati i concorsi per le progressioni di carriera previsti nel contratto 1998-2001.

Il personale dell’INFS ha reagito a questa drammatica situazione ottenendo fonti di finanziamento alternative e stipulando numerose convenzioni e contratti, i quali hanno consentito di supplire, fino ad ora, ai tagli ed ai ritardi subiti nel trasferimento dei fondi ordinari da parte dello Stato. Oggi, tuttavia, la situazione è giunta al totale collasso. A tale riguardo si può citare il blocco dei pagamenti ai fornitori, necessariamente attivato dalla Direzione, al fine di garantire l’erogazione degli stipendi ai dipendenti negli ultimi mesi del 2006.

Ma sull’INFS gravano anche altre pesanti minacce; questo Ente è infatti da troppo tempo soggetto a violente ed indebite pressioni politiche che mirano a piegare la dignità professionale dei dipendenti, a fronte di pressioni ricattatorie connesse al trasferimento dei fondi ordinari, se non di chiusura definitiva dello stesso Ente. Tali pressioni, che originano sia da esponenti del mondo politico che da alcuni rappresentanti di Amministrazioni Regionali ed Associazioni venatorie, mirano ad ottenere che l’INFS produca pareri di comodo su materie sensibili in modo da giustificare una non corretta applicazione dei dettati delle Direttive comunitarie e delle norme nazionali in materia di conservazione della fauna.

Tutto questo in un contesto di gravi procedure di infrazione da parte dell’UE nei confronti dell’Italia, causate proprio dalla mancata aderenza, primariamente per ragioni legate alla caccia, ai dettati delle Direttive Comunitarie. Tali procedure, ove non seguite da una doverosa applicazione delle norme comunitarie da parte dell’Italia, possono costare allo Stato multe di milioni di Euro e rischiare di impedire all’UE di elargire miliardi di Euro in sostegni all’agricoltura nel nostro Paese.

Nel corso degli ultimi anni queste pressioni hanno raggiunto livelli gravissimi. Ciò nonostante, il personale dell’INFS ha mostrato una profonda dedizione all’importantissimo ruolo di supporto scientifico alla conservazione dell’ambiente, resistendo sia a tali pressioni indebite, sia ad una situazione lavorativa al limite del collasso.

Come se non bastasse si è giunti persino alla situazione, gravissima e paradossale, di membri del Consiglio Direttivo dell’Ente, la Sig.ra Viviana Beccalossi, rappresentante della Conferenza Stato-Regioni, ed il Sig. Sergio Berlato, rappresentante della Presidenza del Consiglio dei Ministri, i quali hanno ripetutamente denigrato l’operato dell’Ente e la dignità professionale dei dipendenti, giungendo la prima a tacciare pubblicamente i pareri espressi dall’Ente come “ideologici”.

A fronte di questa situazione drammatica, il personale dell’INFS riunito in assemblea, ha deciso di sottolineare come non si senta affatto rappresentato da un Consiglio Direttivo di Amministrazione che non è stato in grado di sollecitare tutte le possibili iniziative volte a costruire le convergenze politiche necessarie a risolvere la gravissima situazione finanziaria presente ed indicare una prospettiva futura per l’Ente.

In una realtà europea e globale sempre più proiettata verso lo sviluppo della ricerca, anche nel campo della conservazione della fauna e dell’ambiente, a fronte anche dell’impegno espresso nello stesso programma politico dell’attuale maggioranza, si chiede che il Governo italiano non rinunci al patrimonio di conoscenze, informazioni e professionalità che l’INFS può e desidera fortemente continuare ad offrire al Paese.

Come già preannunciato nei comunicati stampa diramati dalle OO.SS. (FLC-CGIL, FIR-CISL, UIL-PAUR, USI-RDB) in data 22.11.2006, il personale INFS denuncia l’impossibilità materiale dell’Ente di far fronte fin d’ora ai compiti istituzionali in materia – tra l’altro – di calendari venatori, conservazione e controllo della fauna, recepimento di deroghe comunitarie, accertamento del rischio di influenza aviaria.

Il personale dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica riunito in assemblea.


Ozzano dell’Emilia, 23-11-2006

martedì, novembre 21, 2006

PER ESSERE SEMPRE PIU’ CONSUMA(T)TORI

Ecco due ottimi e concreti strumenti per iniziare a cambiare il mondo a partire da noi stessi: si tratta della nuovissima Guida al vestire critico (2006) e della storica Guida al consumo critico (2003, IV^ edizione), edite dalla EMI – www.emi.it – e curate dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano (Pisa) – www.cnms.it – coordinato da Francesco Gesualdi.
Nell’introduzione al testo relativo al consumo critico ogni nostro acquisto viene paragonato ad un “voto di fiducia” per questa o per quella marca: possiamo cioè scegliere un’azienda o un marchio piuttosto non tanto per il prezzo, ma soprattutto per la “storia” che c’è dietro a quel prodotto. Se si tratta di una storia negativa, fatta di sfruttamento dei lavoratori, impiego di lavoro minorile, scarso rispetto per l’ambiente, allora possiamo dire “no, grazie. Finché non cambierai la tua politica aziendale io non acquisterò nulla”. Scegliendo, invece, quel prodotto che tutela il lavoratore e l’ambiente, dando un vero e proprio voto di fiducia all’azienda che ha intrapreso quella strada.

In definitiva, sia il testo “generale” che quello specifico sulle aziende che operano nel settore dell’abbigliamento sono due strumenti utilissimi per approfondire la conoscenza e orientare i nostri consumi e le nostre scelte verso prodotti buoni, giusti e puliti, riappropriandoci di un ruolo positivo, attivo, decisionale che la lobbies delle aziende più ciniche ci ha sottratto inondandoci di pubblicità e di merci sempre più omologate, inutili, superflue. E ricordiamoci che la prima e forse unica “arma” in possesso di noi consuma(t)tori per contrastare lo strapotere delle multinazionali, soprattutto nel campo dell’abbigliamento e delle calzature, è l’essenzialità.

lunedì, novembre 13, 2006

HO PAURA !

Pubblico volentieri una lettera-manifesto del mitico Padre Alex Zanotelli sul problema degli inceneritori/raccolta differenziata in Campania e più in generale in Italia. Lucido, preciso, puntuale, efficace come sempre. La nostra classe dirigente si dovrebbe solo VERGOGNARE!!!
Sottoscrivo appieno la lettera di Alex.
David F.

<< Ho paura, ho una grande paura, ho sempre più paura che il problema dei rifiuti in Campania continui ad essere affrontato sull’onda emotiva dell’emergenza, la cui risoluzione, o presunta tale, risulta sempre più influenzata da aspetti di natura economico-finanziaria.
Risolvere l’emergenza sì, ma senza pregiudicare il nostro futuro e il diritto delle generazioni future, senza far credere che gli inceneritori possano rappresentare la panacea di tutti i mali.
Apriamo dunque, ma subito, con le istituzioni un grande dibattito, non si tollerino più scelte che possano pregiudicare definitivamente il territorio campano, costituendo, dal punto di vista sanitario-ambientale, un punto di non ritorno.
Voglio essere più esplicito e provo a spiegarmi meglio. Se si ritiene che il problema della spazzatura in strada e delle balle disseminate sul territorio campano possa risolversi con la realizzazione degli inceneritori, magari mutuando il modello emiliano o quello di Brescia, aree che registrano il più alto tasso di malati di cancro in Europa, a pari merito soltanto con la Ruhr, allora bisogna reagire, mobilitarsi, così come fu fatto due anni fa per fronteggiare le speculazioni sull’acqua. Ma proprio memore di questa esperienza, vorrei provare ad interloquire con chi in questo momento è titolare del potere di decidere. Bisogna dire, e ad alta voce, quello che stanno dicendo da mesi in convegni, seminari, congressi in tutta Europa i più famosi chimici e medici di provata autonomia ed indipendenza dal potere politico ed economico. Evitiamo un'altra catastrofe ambientale e sanitaria come quella dell’amianto, quando già dagli anni sessanta si sapeva che conteneva sostanze cancerogene. Diciamo chiaramente che l’unica possibilità per risolvere il problema rifiuti in Campania è la differenziata, ma una vera differenziata, associata a processi biologici “a freddo” di smaltimento quali la biossidazione; una raccolta differenziata, intesa quale fonte di risparmio energetico, va anche intesa quale risorsa per l’occupazione giovanile.
Bisogna che tutta la cittadinanza sappia, ed è un suo sacrosanto diritto, che tutti gli impianti di smaltimento a caldo quali gli inceneritori e i gassificatori sono estremamente dannosi per l’ambiente e per la salute delle popolazioni esposte direttamente ma anche indirettamente tramite la catena alimentare. Da almeno un decennio, infatti, è noto che nei territori in cui sono presenti gli inceneritori il tasso di diossine e metalli pesanti nei latticini e nei grassi animali ed in molti tessuti umani, con particolare riferimento a neonati e feti, è molto più alto che in popolazioni non esposte. Ma ancora più grave è quanto la letteratura scientifica più recente ha dimostrato, ovvero che gli inceneritori sono tra i massimi produttori di nanoparticolato, sostanza che penetra direttamente nelle vie aeree inferiori e negli alveoli polmonari, passa rapidamente nel sangue, penetra all’interno delle cellule e del nucleo, danneggiando il cervello e lo stesso DNA.
Dobbiamo dunque evitare una vera catastrofe ambientale ed è per questo che io imploro le istituzioni responsabili ad organizzare un incontro aperto, durante il quale tutta la cittadinanza sia messa in condizione di sapere quali sono le conseguenze dello smaltimento dei rifiuti attraverso gli inceneritori. Possiamo ancora evitare una possibile imminente catastrofe sanitaria ed ambientale, ma il tempo è ormai agli sgoccioli, credo in uno scatto di orgoglio e di responsabilità da parte del nostro Governatore. >>

mercoledì, novembre 08, 2006

PER UNA POLITICA AMBIENTE VERAMENTE CONCRETA E SOSTENIBILE

Mi piacerebbe che politici e amministratori di ogni livello avessero più a cuore le tematiche ambientali, visto che viviamo su di un Pianeta unico, che stiamo consumando più risorse di quante se ne rigenerino, che produciamo rifiuti e scorie venefiche non più riciclabili.
Chiamatelo buonsenso, lungimiranza, saggezza, attenzione …
Oggi abbiamo le tecnologie e le professionalità per costruire case energeticamente passive, per realizzare aree industriali autosufficienti (in fatto di energia, produzione/recupero/riciclaggio rifiuti, interconnessioni con scalo-merci, ecc.), per produrre prodotti a basso impatto ambientale e interamente riciclabili, per gestire il ciclo dei rifiuti senza ricorrere a pericolose scorciatoie, per produrre energia da fonti alternative (e, soprattutto, per risparmiarla), per costruire strade e autostrade minimizzando gli impatti su flora-fauna-paesaggio-abitazioni, per coltivare alimenti biologici e ripristinare vecchie cultivar rustiche e naturalmente resistenti ai patogeni …
Oggi abbiamo gli strumenti per favorire l’applicazione concreta di queste tecnologie, sia nel pubblico (uffici, scuole, edilizia popolare, impianti sportivi, …) che nel privato, anche attraverso incentivi economici, leve fiscali, criteri e clausole precise in gare d’appalto, …

E allora perché ancora oggi vedo quotidianamente …
…costruire case energivore, senza pannelli solari, doppi vetri alle finestre, recupero di acqua piovana, ….
… realizzare aree industriali distanti chilometri e chilometri da autostrade, superstrade e linee ferroviarie, nei pressi di fiumi e in terreni alluvionabili, con i tetti privi di pannelli fotovoltaici e nessun mini-impianto eolico…
… progettare strade e infrastrutture “di pubblica utilità” senza la minima attenzione per persone, edifici storici, ambiente naturale …
… coltivare in modo estensivo su terreni oramai sterili monocolture geneticamente globalizzate…
… proporre termovalorizzatori miracolosi che vanno contro il principio di conservazione della massa (per la serie brucio 10, esce solo 5) e contro ogni logica di buonsenso…

E, mi chiedo ancora, perché si assiste alla solita storia della lobby di industriali “benefattori” che chiedono di poter costruire nuove e inutili mega-centrali, super-malefici inceneritori dell’ultimo tipo (… c’è sempre qualcosa di nuovo da spacciare come meno inquinante del precedente modello, chissà come mai …), iper-strade a 7 corsie per smaltire il traffico pesante, le poveri sottili e i cadaveri di chi abita nei dintorni … ?
E perché c’è sempre più di un politico pronto a soddisfare le esigenze del potente di turno, calpestando i diritti e la salute di uno, dieci, mille cittadini? BASTA CON LE CONSOCIAZIONI, LE SPECULAZIONI, I FAVORI PERSONALI, L’ARRIVISMO, LA RICERCA DI POLTRONE, BASTA, BASTA, BASTA!!!
Se questo continuerà ad essere l’unico modo di governare il nostro territorio, come sarà il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti? Ci rendiamo conto di quello che ci stiamo facendo, giorno dopo giorno, per avere un pugno di voti in più, qualche spicciolo in tasca, una macchina nuova o una casa in montagna?
Mi dispiace, ma non riesco a restare passivo e in silenzio di fronte a tutto questo. E voi?