Natura et Ratio

sabato, dicembre 30, 2006

CIFRE DI FINE ANNO

Al termine di ogni anno si rincorrono, come sempre, numeri e cifre che fotografano questa o quella situazione, comportamento, attività… Statistiche che servono per stilare classifiche, più o meno veritiere, più o meno riconosciute, più o meno intelligenti, che accontentano alcuni e scontentano molti.

Tra i numeri più “significativi” mi ha colpito quello fornito da un’associazione di categoria del mondo agricolo (credo si tratti della Confederazione Italiana Agricoltori, ma non ne sono sicuro) che, analizzando la superficie agricola marchigiana, ha rilevato una perdita di terreni agricoli pari al 30% dal 1961 ad oggi (siamo passati da circa 900.000 ettari di terreni coltivati, agli attuali 600.000 e rotti). Abbiamo perso una superficie enorme per far posto a strade, superstrade, industrie venefiche, centri commerciali, palazzine anonime.

Scorrendo altre cifre emergono questi dati: le Marche sono tra le regioni italiane con il maggior grado di infrastrutturazione (senza considerare 3^ corsia, quadrilatero e altre mostruosità simili), e l'Italia è il paese europeo con il maggior numero di automobili circolanti (57 auto su 100 persone).

Siamo sicuri che sia questa la strada del fantomatico “progresso”? E quanto ancora vogliamo “crescere” rapinando sempre più le già scarse risorse naturali (aria, acqua, suolo)? Perché non investire qualche soldino in più nel settore primario (agricoltura), magari anche per far riavvicinare i giovani alla “terra”?

Passando ad altro argomento, l’Italia sembra primeggiare sul fronte informatico-telefonico: siamo i primi in Europa per numero di cellulari, avendo raggiunto la stratosferica cifra di 62 milioni di pezzi in circolazione (più di uno a persona, considerando anche i neonati e gli anziani ultraottantenni…. e il sottoscritto, che riesce a vivere senza). Alcuni medici ricercatori hanno peraltro confermato l’aumento dell’incidenza della cosiddetta sindrome compulsiva da “telefonino-dipendenza”, che tocca il 6,5% della popolazione italiana (soprattutto studenti e donne sotto i 40 anni di età).
Che altro aggiungere se non…un buon 2007 (con meno cemento ed elettromagnetismo, e… più buonsenso)!

David

giovedì, dicembre 14, 2006

TERRENI AGRICOLI ESPROPRIATI PER… ACCIAIO E CEMENTO!

Scriviamo a:

Gent.mo Sig. Alfredo Giancarlo Bianchini,

sono venuto a conoscenza della vergognosa vicenda – mi permetta di definirla così – relativa al nuovo Piano Regolatore del Suo Comune che prevede la costruzione di una zona industriale espropriando terreni ad alcune aziende agricole. Sembra proprio che il Suo Comune abbia scelto la via dello "sviluppoinsostenbile": mentre con l'agricoltura (biologica) si abbattono le emissioni climalteranti, si immagazzina la CO2, si favorisce un turismo leggero (agriturismo), siinstaura un rapporto di fiducia diretto tra produttore e consumatore, con la nuova zona industriale verrà curato soltanto l'interesse di qualche imprenditore, "rapinando" risorse ambientali ed energetiche grazie a nuove fabbriche che emetteranno fumi e scarichi (depurati), che produrranno rifiuti (da avviare in discarica o all'incenerimento) e traffico (polveri sottili & co.). Tutti "piccoli"contributi che, però, si sommano a quelli già presenti sul conto del nostro povero Pianeta.La via da seguire, Sig. Sindaco, dovrebbe essere quella dell''incentivazione del settore primario, favorendo la multifunzionalità dell'azienda agricola, quella della tutela attiva del territorio, promuovendo il rimboschimento e la fruizione turistica leggera, quella del risparmio energetico (finanziando fabbriche e case meno energivore o addirittura passive), quella della raccolta differenziata spinta e di tante altre attività realmente "sostenibili". .L'agricoltura è il settore produttivo che ci garantisce cibo, salute e tutela attiva del territorio. E allora perchè continuare a sottrarre terreni fertili per dare spazio ad acciaio e cemento? Perchè ricorrere ad un vile esproprio quando di fronte a Lei ci sono persone che hanno fatto del lavoro dei campi la loro scolta di vita?
Auspicando un'inversione di rotta della Sua Amministrazione, Le auguro Buon Natale e un 2007 all'insegna del rispetto dell'ambiente.

Distinti saluti

lunedì, dicembre 11, 2006

EOLICO SELVAGGIO NELLE MARCHE

Con l'oramai "solita" scusa delle energie rinnovabili e pulite, e con l'abile esca economica per i piccoli comuni montani con l'acqua alla gola e con i bilanci sempre più ristretti, decine e decine di km di stupendi paesaggi dell'Appennino Umbro-Marchigiano corrono, oggi, un grave rischio mascherato da apparentemente "innocui" mulini a vento.
Il catastrofico paragrafo relativo agli Impianti Eolici del Piano Energetico Ambientale Regionale delle Marche (PEAR) prevede l'installazione di circa 160 MW di parchi eolici lungo montagne e crinali (anche sopra i 1300 metri sul livello del mare) che sono ancora oggi dimora (quasi) inviolata di circa 14-15 coppie di Aquila reale e di 20-22 esemplari del raro Biancone, di qualche trotterellante Lupo e ... invisibili esemplari di Gatto selvatico. Senza parlare dell'enorme varietà vegetale che in certe zone, soprattutto di crinale, presenta endemismi e altre specie di grande importanza. Ma la biodiversità nulla può di fronte ad opere di importanza "nazionale" ...e allora cosa importa se nuove strade apriranno vecchie ferite su versanti montani frequentati ogni tanto da qualche escursionista, se file e file di torri eoliche si frapporranno tra il nostro sguardo e l'orizzonte, se uno, dieci, cento animali saranno falciati dalle pale per loro invisibili...

Gli "ambientalisti" e le persone di buonsenso non sono contro l'eolico, anzi. Ne promuovono e ne pubblicizzano l'uso in ogni sede e circostanza.
Ma come per il fotovoltaico, come per le biomasse, come per tanti altri sistemi di produzione di energia, bisogna valutare alcuni aspetti importanti e per nulla secondari: l'ambiente limitrofo all'impianto e le dimensioni della centrale che si vuole costruire sono due punti di particolare criticità.
E allora diciamo SI al mini-eolico in montagna (per rifugi, alberghi, malghe, ecc.) e off-shore (dove, anche in Adriatico, ci sono venti superiori ai 6 m/s), si alle piccole centrali a biomasse vegetali a servizio di aziende agricole e case isolate, si ai tetti fotovoltaici di fabbriche e palazzi, si alla co-generazione e al risparmio energetico ovunque e comunque. Mentre siamo assolutamente certi che dire NO alle mega-centrali (eoliche, a biomasse, ecc.) sia un irrinunciabile atto di tutela di valori diffusi, primi tra tutti il paesaggio, la natura e la salute.

E poi, scusate, ma... perchè costruire queste mega-centrali molto, ma molto lontano da dove c'è necessità di energia elettrica, dato che nel tragitto tra il sito di produzione e quello di utilizzo/smistamento ... si perde, a volte, anche il 20-30% dell'energia prodotta !?!?!
Da una centrale eolica in progetto a Fiastra (MC), ad esempio, si devono fare quasi 10 km prima di arrivare alla cabina di "trasformazione" e di immissione in rete dell'energia prodotta: quanta se ne perde per strada?

Nella revisione dei cosiddetti "certificati verdi" o CIP6 che dir si voglia (... ovvero il contributo che ciascuno di noi versa, tramite la bolletta della luce, più o meno direttamente alle "società" che investono nelle energie rinnovabili), perchè non inserire anche parametri legati alle dimensioni massime dell'impianto energetico che si va a finanziare (sotto una certa soglia sono considerati "sostenibili" e veramente "rinnovabili", al di sopra no)?
Tolti i sussidi ai mega-super-mostri energetici, utili solo a far guadagnare le lobbies dei soliti noti, si potrebbe veramente pianificare la costruzione di nuovi piccoli impianti e ... finanziare il risparmio energetico, la prima vera, grande risorsa rinnovabile!