Natura et Ratio

martedì, maggio 27, 2008

Incenerire fa male alla salute? "Solo" 435 ricerche scientifiche dicono di sì!



Mi hanno segnalato che sul numero 1052 del Venerdì di Repubblica del 16 maggio scorso, a pagina 90, un articoletto anonimo (…sintesi giornalistica dovuta alla contrattazione, parola per parola, in riunioni infuocate dei caporedattori, oppure sfuggito per errore alla penna rossa dei censori?) ci informa che “solo” 435 (QUATTROCENTOTRENTACINQUE) ricerche scientifiche internazionali provano un aumento di tumori e nascite malformi spaventoso in prossimità degli inceneritori. Ma va?!?!

Sullo stesso giornale il povero Beppe Grillo è stato accusato con ogni tipo di cattiveria per essersi permesso di dire esattamente la stessa cosa: gli inceneritori puoi anche chiamarli termovalorizzatori (meglio se cancrovalorizzatori!), ma ti ammazzano comunque.

Il perverso meccanismo che sta dietro ai mass-media per rendere di scarso o nullo interesse notizie di una certa importanza (…visto che riguardano la nostra salute, cosa dite? Saranno importanti ‘ste notizie?!?) si può intuire già dal titolo, che spesso e volentieri favorisce la lettura o meno di un pezzo qualsiasi: Se questo articolo fosse stato, ad esempio…

Aveva ragione Grillo, gli inceneritori uccidono!

… forse avrebbe destato grande curiosità. Ecco invece il titolo-ombra:
“Emissioni: Una ricerca francese sottolinea il rapporto diossina-cancro. Quando la salute se ne va in fumo (tossico).

Non viene pronunciata la parolina magica (inceneritore). Non accenna alle 435 ricerche (… e non una sola!). Si parla di vaghe emissioni… (?). Insomma, il 95% dei lettori non si accorge di nulla. E se cercate sul web, digitando diossina – pubmed – istituto sorveglianza sanitaria francese … non esce nulla di nulla di questa importante notizia.
Meditate, gente, meditate! E divulgate!


PS: considerate che in Italia ricerche di questo tipo non se ne fanno poi così tante, anzi… Poi scoppia il caso del latte alla diossina vicino all’incantevole cancrovalorizzatore di Brescia!

DF



Ecco il testo dell’articolo



“Nelle popolazioni che vivono in prossimità di impianti di incenerimento dei rifiuti è stato riscontrato un aumento dei casi di cancro dal 6 al 20 per cento. Lo dice una ricerca, resa pubblica dall’istituto statale di sorveglianza sanitaria francese, l’ultima delle 435 ricerche consultabili presso la biblioteca scientifica internazionale Pub Med (www.ncbi.nim.nih.gov) che rilevano danni alla salute causati dai termovalorizzatori per le loro emissioni di diossina, prodotta dalla combustione della plastica insieme ad altri materiali. Questa molecola deve la sua micidiale azione alla capacità di concentrarsi negli organismi viventi e di penetrare nelle cellule. Qui va a “inceppare” uno dei principali meccanismi di controllo del Dna, scatenando le alterazioni dei geni che poi portano il cancro e le malformazioni neonatali.”

(ndr: il pezzo non è firmato ma sta all’interno di una specie di box dentro un articolo di Arnaldo D’Amico)

mercoledì, maggio 21, 2008

CON IL SEGRETO DI STATO, NO PROBLEM !

Ricevo e inoltro queste considerazioni che meritano la massima attenzione.
Viviamo in una democrazia (fasulla) o in uno stato militare?
Trovarci un decreto del genere da un governo di centrosinistra (dove si trovavano comodamente seduti anche gli esponenti della "fu" sinistra arcobaleno), fa veramente riflettere.
E dovrebbe far riflettere gli aficionados del PD....
Sulle questioni ambientali ci deve essere LA MASSIMA TRASPARENZA, altro che il SEGRETO DI STATO!!!!!

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Il governo Prodi ci ha lasciato un’ultima eredità di cui avremmo fatto volentieri a meno. Con un decreto entrato in vigore il primo maggio “gli impianti civili per la produzione di energia” sono stati inseriti nell’elenco dei luoghi che possono essere coperti da segreto di stato (1).
Leggendo il regolamento governativo si viene a sapere che in caso di timori per la “sicurezza degli interessi supremi dello stato”, stabiliti dal presidente del Consiglio dei ministri su indicazione della branca di coordinamento dei servizi segreti, gli impianti energetici passeranno dal controllo della ASL e dei Vigili del fuoco a quello di “autonomi uffici di controllo”. Il personale di questi uffici, che saranno costituiti a “livello centrale” dalle amministrazioni interessate, non avrà più alcun obbligo di informazione nei confronti delle autorità sanitarie (ASL) e di sicurezza (Vigili del fuoco).
Il testo del regolamento è solo apparentemente vago: cosa potrà essere coperto da “segreto di stato”? “le informazioni, le notizie, i documenti, gli atti, le attività, i luoghi e le cose attinenti alle materie di riferimento esemplificativamente elencate”. Cioè tutto quello che riguarda l’impianto indicato. L’esempio francese dimostra che con la scusa di preservare gli interessi nazionali, lo stato si prepara a negare l’accesso a tutti i documenti che riguardano le installazioni nucleari civili e, più in generale, di tutte le infrastrutture energetiche e comunque strategiche (2).
Una conferma ai timori di collegamenti fra l’eredità lasciata da Prodi e il rilancio del nucleare ci viene data da una autorevole fonte: il giornale della confindustria (3).

In un articolo, evidentemente frutto di notizie di “prima mano”, il giornale padronale ci spiega che il regolamento costituisce “una corsia preferenziale, un po’ nascosta ma proprio per questo più rapida. Potrà servire a risolvere finalmente il problema del deposito unico per lo smaltimento delle scorie nucleari italiane. In nome del segreto di stato. Che consentirà di dire basta alle defatiganti mediazioni, alle insurrezioni locali, ai tormenti senza fine che hanno cancellato ogni progetto pensato per mettere in sicurezza le nostre scorie”. Il regolamento applicativo potrà “facilitare il passo propedeutico a qualunque ipotesi di ritorno operativo al nucleare italiano: la soluzione, appunto, dell’annoso problema della conservazione e del trattamento in una struttura dedicata del materiale radioattivo conservato provvisoriamente nelle strutture delle vecchie centrali nucleari fermate dal referendum del 1987”.
A questo punto è fin troppo facile il collegamento fra il regolamento entrato in vigore il primo maggio e le precedenti mosse del governo Prodi che nell’ottobre 2007 aveva previsto l’individuazione di un unico sito “di superficie” e nel febbraio 2008 aveva nominato la commissione incaricata di individuare tale sito. Sul luogo dove portare e trattare le scorie nucleari italiane, che sarà ancora “provvisorio” visto che di trovare un sito “geologico definitivo” non se ne parla nemmeno, il giornale della Confindustria lancia una ipotesi che visto il tono dell’articolo ci deve far drizzare le orecchie: “molti dei centri operativi dell’ENEA sono già ampliamente blindati …
E la riservatezza in questo caso, potrebbe essere gestita con regole e prassi già consolidate. Ciò vale per tutta la “filiera”: dagli iter autorizzativi al monitoraggio, dalla costruzione alla logistica”.
Nei prossimi mesi vedremo quale sarà il sito scelto dal governo Berlusconi sulla base di quanto predisposto dal governo Prodi. Si apre una battaglia importante. Prepariamoci.

Fonte: A. Ruberti (Umanità)

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(1) E. Magrini, Le centrali del segreto. Primo atto della lobby nucleare?, Carta, 23 aprile 2008. Si tratta del regolamento di applicazione dell’articolo 39 della legge 124 del 3 agosto 2007 (riforma dei servizi segreti e del segreto di stato). Al punto 17 dell’allegato al decreto sono inseriti anche gli “stabilimenti civili di produzione bellica” e “ogni altra infrastruttura critica”. In pratica anche le grandi opere di comunicazione, come le TAV, potrebbero essere coperte da segreto di stato.
(2) Il portavoce della rete “Sortir du nucleaire”, Stephane Lhomme, è stato convocato dalle autorità di polizia di Levallois-Perret che lo hanno incriminato per la diffusione di un documento “riservato” riguardante il progetto di centrale EPR. (Reuters, 28 aprile 2008)
(3) Federico Rendina, Esteso all’energia il segreto di stato, Il Sole-24 ore, 9 maggio 2008

sabato, maggio 17, 2008

Oggi vi segnalo...

... due siti web (molto diversi l'uno dall'altro) per altrettante esperienze da fare e da condividere, soprattutto per i marchigiani.

www.verdenaturale.it
Vi anticipo che si tratta di un'azienda speciale, bellissima, che merita non solo una visita ma molto, molto di più. Non potete non andare, soprattutto in questo periodo.

www.camminandomontievalli.it
Qui non posso nascondervi nulla perchè già nella denominazione del sito si capisce la filosofia e il messaggio che vi troverete. Zaino in spalla e via, per escursioni appaganti sia dal punto di vista naturalistico che sotto il profilo storico-culturale. Una vera e propria ricarica naturale delle nostre batterie corporee!

lunedì, maggio 05, 2008

Elogio delle curve

Ricevo da un amico e volentieri pubblico questo breve ma intenso elogio alla lentezza, alla solidarietà, alla natura.


Mi piacciono le curve, e mi piacciono le salite, i dossi.
Mi piacciono le curve. Quando la strada è nervosa e ti fa girare il volante di qua e di là.
Mi piacciono perchémi fanno rallentare, perchè posso osservare ciò che mi circonda, perché è più difficile guardare l’ora. Possoguardare in basso, posso guardare in alto. Posso vedere il paesaggio cambiare dopo la sterzata, cambiare leombre, perfino i profumi della natura. Anche il colore del cielo cambia, se hai il sole in faccia o alle spalle, sec’è vento oppure no.
In genere dove ci sono le curve, anche il paesaggio è più bello, meno monotono, più particolare. Vuoi metterei rumori che si sentono qui, con quelli della costa. Vado più piano anche perché la bellezza distrae, e io citengo alla pelle. Pure le soste sono più belle, in cima a un monte, piuttosto che sulla piazzola di sosta dellasuperstrada.
Le curve sono anche protettive. Penso ai paesini arroccati che ci vuole tempo per arrivarci, che si distinguonodalle città perché puoi ascoltare il rumore dei torrenti. Quelli che devi faticare per raggiungerli, che timeravigliano quando appaiono all’improvviso, inaspettati, dietro a una curva. Con i minisindaci che silamentano per la viabilità. Neanche loro vogliono più difendere l’Appennino, nemmeno l’appartenerci, è unascocciatura. Non vogliono più ricordare di essere figli di contadini, o di pastori. Loro vogliono la superstradaverso la pianura, vogliono essere pianura. Per farne capannoni, lotti per appartamenti, o ben che vada terreniper monocolture. Vogliono essere scavalcati, non cavalcati. Allora sì che saranno cancellati dalla velocità, cheperderanno la sola ricchezza, l’unicità.
Penso al silenzio, o alle storie tramandate, al gusto del cibo e dei prodotti della terra, alla lingua: la stradadifficile in qualche modo li protegge, li preserva. Perfino i cartelli d’ingresso sono più belli, se non affiancatida quelli commerciali, delle zone artigianali, della pubblicità.
Mi viene da credere che anche i nomi dei postitra le curve siano più belli di quelli laggiù della pianura. La strada veloce, cari sindaci, serve però soprattuttoper scappare via, per dimenticare le radici. Dell’Italia, è rimasta solo quel poco di Italia minore, l’altra non èpiù Italia.Oggi abbiamo invece paura del silenzio, della solitudine, della diversità.
Non riusciamo più a fare lentamenteuna qualsiasi azione. Ci affolliamo tutti negli stessi luoghi, e malediciamo le curve delle rotatorie, le ramped’accesso alle autostrade, gli svincoli che ti portano nei centri commerciali, perché ci fanno perdere tempo. Intutte queste strade artificiali teniamo chiusi i finestrini per non sentire le voci, gli odori, le temperature dellestagioni. Andiamo più veloci, facciamo le cose più in fretta, ma abbiamo sempre meno tempo. C’è qualcosa che matematicamente non torna, in questo.Le curve danno il senso del tempo, ne segnano il ritmo in un modo più umano, più naturale. Ci si può ancheperdere, ma aiutano a resistere al vuoto del nuovo.
Ricordano la ciclicità, insegnano a rispettare e a temere lanatura. La natura stessa che è fatta di curve: i monti, i fiumi, le nubi, fino ai fili d’erba o alle scie dellelumache. Giusto le gocce della pioggia quando cade, che poi comunque va a gettarsi in pozzanghere rotonde.
Le curve scrivono per terra la nostra storia.