Natura et Ratio

venerdì, febbraio 27, 2009

Centrali eoliche industriali: un grave attacco all'Appennino



La Regione Marche intende con ogni mezzo portare avanti uno dei più gravi attacchi alla natura e al paesaggio montano: la diffusione di gigantesche torri eoliche, alte fino a 140 metri, in aree particolarmente sensibili dell'Appennino.

Ciò sta avvenendo attraverso una indegna strategia volta a screditare la Soprintendenza per i beni Architettonici e per il Paesaggio nonché a scavalcare i pareri di altre autorevoli istituzioni e le norme, anche comunitarie, di tutela ambientale.


Emblematico è il ricorso presentato contro il parere negativo della Soprintendenza (che comunque dovrà nuovamente pronunciarsi) sui due progetti di Montecavallo, Pievetorina e Serravalle del Chienti. Addirittura sconcertante è il Decreto n. 158/08 (a firma del dr. Piccinini) con cui è stato approvato il progetto di centrale eolica di Serrapetrona, ritenuto “indifferibile urgente”.

Progetto che interessa un'area di tutela integrale del Piano Paesistico Ambientale Regionale (PPAR) e in piena Zona di Protezione Speciale, dove la realizzazione di centrali eoliche è vietata ai sensi del D.M. del 17/10/2007. Esso, peraltro, aveva ricevuto il parere non favorevole di ben sei istituzioni, tra cui l'ufficio per la Valutazione di incidenza della stessa Regione, la Provincia di Macerata e i Comuni di Belforte del Chienti e Caldarola.

Di fronte a questo assurdo decreto, le procedure di V.I.A. e di Valutazione di incidenza sono ormai dichiaratamente ridotte ad inutili farse, mentre i vincoli del PPAR erano già stati superati nell'ambito del Piano Energetico.


Come farà ora la Regione, soprattutto attraverso l'Assessore all'Ambiente Marco Amagliani, a continuare a sostenere la compatibilità ambientale di questi progetti?

Autorevoli economisti hanno anche evidenziato come tali progetti rientrino in una logica di sfruttamento della montagna anziché di un suo sviluppo duraturo e realmente sostenibile. Nell'incontro dello scorso 24 gennaio a Belforte del Chienti, Maurizio Pallante – esperto di politica energetica e tecnologie ambientali e promotore dell'iniziativa “m'illumino di meno” di Radio2- ha invece chiarito come le grandi centrali eoliche arrechino un forte impatto nel territorio senza fornire un contributo significativo alla riduzione di CO2.

Ha inoltre evidenziato come, in un sistema inefficiente come il nostro, paragonabile ad “un secchio bucato”, l'assoluta priorità debba essere la riduzione degli sprechi energetici, anche attraverso la riduzione del trasporto su gomma. Solo dopo aver tappato i buchi, infatti, l'energia rinnovabile autoprodotta (ben diversa dalle grandi centrali impattanti e non democratiche) potrà fornire un contributo importante.

Ma la Regione Marche non sta andando in questa direzione. Basti pensare, anzi, alla sproporzione, sottolineata di recente anche da Legambiente, tra gli investimenti destinati alla realizzazione di nuove strade rispetto a quelli, del tutto esigui, destinati alle ferrovie.


L'energia eolica nelle Marche appare, quindi, una scelta dettata più da interessi politici ed economici che non da esigenze di salvaguardia ambientale. D'altra parte, a dimostrazione del giro di affari, alimentato dai contribuenti, legato a questo tipo di impianti, vi è anche la recente notizia delle infiltrazioni mafiose sull'affare eolico in Sicilia.

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domenica, febbraio 15, 2009

Sequestro di selvaggina al porto di Ancona abbattuta da cacciatori italiani in Albania e importata di contrabbando



Sequestrati al porto di Ancona centinaia di uccelli abbattuti dai cacciatori italiani in Albania e importati di contrabbando da un membro dell'organizzazione di supporto I finanzieri del Comando provinciale di Ancona hanno sequestrato ieri mattina un notevole quantitativo di selvaggina da penna. Gli uccelli erano occultati all´interno di alcuni borsoni trovati su un furgone appena sbarcato dal traghetto Riviera del Conero, attraccato al porto dorico e proveniente dall´Albania.

Il furgone era condotto da un albanese residente in provincia di Ancona.Le specie di uccelli sequestrate erano costituite prevalentemente da beccacce, allodole e varie specie di anatidi e di turdidi. I finanzieri, grazie all´intervento del Nucleo specializzato del Corpo Forestale, hanno constatato che nessuno degli uccelli rientrava tra le specie in via d´estinzione. Così la selvaggina sequestrata è stata messa a disposizione dei sanitari del posto di ispezione frontaliero del Ministero della Salute ed è stata successivamente destinata alla distruzione.

L´operazione si inquadra nella lotta contro i tentativi di introdurre selvaggina dall´Albania, paese dal quale è vietata l´importazione. Di fatto l´attività della Guardia di finanza in ambito portuale non si limita al contrasto del contrabbando di sigarette e a operazioni antidroga, ma si sviluppa a 360 gradi comprendendo anche la salvaguardia del patrimonio faunistico e la tutela della salute del cittadino.

Il sequestro avvenuto ieri ne costituisce una conferma.



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sabato, febbraio 07, 2009

Stop al consumo di territorio!


L’Italia è un paese meraviglioso. Ricco di storia, arte, cultura, gusto, paesaggio.Ma ha una malattia molto grave: il consumo di territorio. Un cancro che avanza ogni giorno, al ritmo di quasi 250 mila ettari all’anno. Dal 1950 ad oggi, un’area grande quanto tutto il nord Italia è stata seppellita sotto il cemento.

Il limite di non ritorno, superato il quale l’ecosistema Italia non è più in grado di autoriprodursi è sempre più vicino. Ma nessuno se ne cura. Fertili pianure agricole, romantiche coste marine, affascinanti pendenze montane e armoniose curve collinari, sono quotidianamente sottoposte alla minaccia, all’attacco e all’invasione di betoniere, trivelle, ruspe e mostri di asfalto.
Non vi è angolo d’Italia in cui non vi sia almeno un progetto a base di gettate di cemento: piani urbanistici e speculazioni edilizie, residenziali e industriali; insediamenti commerciali e logistici; grandi opere autostradali e ferroviarie; porti e aeroporti, turistici, civili e militari.

Non si può andare avanti così! La natura, la terra, l’acqua non sono risorse infinite. Il paese è al dissesto idrogeologico, il patrimonio paesaggistico e artistico rischia di essere irreversibilmente compromesso, l’agricoltura scivola verso un impoverimento senza ritorno, le identità culturali e le peculiarità di ciascun territorio e di ogni città, sembrano destinate a confluire in un unico, uniforme e grigio contenitore indistinto.
La Terra d’Italia che ci accingiamo a consegnare alle prossime generazioni è malata. Curiamola!


STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO
Movimento di opinione per la difesa del diritto al territorio non cementificato

Manifesto nazionale

Il consumo di territorio nell’ultimo decennio ha assunto proporzioni preoccupanti e una estensione devastante. Negli ultimi vent’anni, il nostro Paese ha cavalcato una urbanizzazione ampia, rapida e violenta. Le aree destinate a edilizia privata, le zone artigianali, commerciali e industriali con relativi svincoli e rotonde si sono moltiplicate ed hanno fatto da traino a nuove grandi opere infrastrutturali (autostrade, tangenziali, alta velocità, ecc.).

Soltanto negli ultimi 15 anni circa tre milioni di ettari, un tempo agricoli, sono stati asfaltati e/o cementificati. Questo consumo di suolo sovente si è trasformato in puro spreco, con decine di migliaia di capannoni vuoti e case sfitte: suolo sottratto all’agricoltura, terreno che ha cessato di produrre vera ricchezza. La sua cementificazione riscalda il pianeta, pone problemi crescenti al rifornimento delle falde idriche e non reca più alcun beneficio, né sull’occupazione né sulla qualità della vita dei cittadini.

Questa crescita senza limiti considera il territorio una risorsa inesauribile, la sua tutela e salvaguardia risultano subordinate ad interessi finanziari sovente speculativi: un circolo vizioso che, se non interrotto, continuerà a portare al collasso intere zone e regioni urbane. Un meccanismo deleterio che permette la svendita di un patrimonio collettivo ed esauribile come il suolo, per finanziare i servizi pubblici ai cittadini (monetizzazione del territorio).

Tutto ciò porta da una parte allo svuotamento di molti centri storici e dall’altra all’aumento di nuovi residenti in nuovi spazi e nuove attività, che significano a loro volta nuove domande di servizi e così via all’infinito, con effetti alla lunga devastanti. Dando vita a quella che si può definire la “città continua”. Dove esistevano paesi, comuni, identità municipali, oggi troviamo immense periferie urbane, quartieri dormitorio e senza anima: una “conurbazione” ormai completa per molte aree del paese.

Ma i legislatori e gli amministratori possono fare scelte diverse, seguire strade alternative? Sì!
Quelle che risiedono in una politica urbanistica ispirata al principio del risparmio di suolo e alla cosiddetta “crescita zero”, quelle che portano ad indirizzare il comparto edile sulla ricostruzione e ristrutturazione energetica del patrimonio edilizio esistente.

Il movimento di opinione per lo STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO e i firmatari individuano 6 principali motivi a sostegno della presente campagna nazionale di raccolta firme.

STOP: PERCHÉ?
1. Perché il suolo ancora non cementificato non sia più utilizzato come “moneta corrente” per i bilanci comunali.
2. Perché si cambi strategia nella politica urbanistica: con l’attuale trend in meno di 50 anni buona parte delle zone del Paese rimaste naturali saranno completamente urbanizzate e conurbate.
3. Perché occorre ripristinare un corretto equilibrio tra Uomo ed Ambiente sia dal punto di vista della sostenibilità (impronta ecologica) che dal punto di vista paesaggistico.
4. Perché il suolo di una comunità è una risorsa insostituibile perché il terreno e le piante che vi crescono catturano l’anidride carbonica, per il drenaggio delle acque, per la frescura che rilascia d’estate, per le coltivazioni, ecc.
5. Per senso di responsabilità verso le future generazioni.
6. Per offrire a cittadini, legislatori ed amministratori una traccia su cui lavorare insieme e rendere evidente una via alternativa all’attuale modello di società.

STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO
I seguenti firmatari richiedono una moratoria generale ai piani regolatori e delle lottizzazioni, in attesa che ciascun Comune faccia una precisa “mappatura” di case sfitte e capannoni vuoti.
Sottoscrivono quindi questo manifesto perché si blocchi il consumo di suolo e si costruisca esclusivamente su aree già urbanizzate, salvaguardando il patrimonio storico del Paese.
Campagna nazionale promossa da:
• AltritAsti , Gruppo P.E.A.C.E. Pace, Economie Alternative, Consumi Etici - www.altritasti.it
• Movimento per la Decrescita Felice - www.decrescitafelice.it
• AltrItalialtroMondo, il blog del sindaco di Cassinetta di Lugagnano – http://domenicofiniguerra.wordpress.com
• Cibernetica Sociale Italia, www.ciberneticasociale.org
• Eddyburg, Urbanistica, politica, società - www.eddyburg.it
• Associazione dei Comuni Virtuosi - www.comunivirtuosi.org


Tra i primi firmatari del nostro manifesto nazionale:
Luca Mercalli, Almese/TO - Presidente Società Meteorologica Italiana
Edoardo Salzano, Venezia/VE - Urbanista/Animatore di eddyburg.it
Vanda Bonardo, Ivrea/TO - Presidente Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta
Roberto Cavallo, Alba/CN - Pres. Coop. Erica/Pres. AICA-Ass. Internaz.
Comunicazione Ambientale
Michele Ottino, Aosta/AO - Direttore Parco nazionale Gran Paradiso
Guido Montanari, Torino/TO - Prof. Arch. Associato di storia
dell´architettura Politecnico di Torino
Marco Boschini, Colorno/PR - Coordinatore nazionale Associazione Comuni
Virtuosi
Pietro Raitano, Milano/MI - Direttore "Altreconomia"
Pierluigi Sullo, Roma/RM - Direttore di "Carta"
Giannozzo Pucci, Firenze/FI - Direttore/Editore Ecologist Italiano
Gabriele Bollini, Bologna/BO - Rete Lilliput/Rete Economia Solidale,
Rete Ecologista Bolognese
Oreste Magni, Cuggiono/MI - Presidente Eco Istituto Valle del Ticino
Paolo Ermani - Vicepresidente Mov. Decrescita Felice/Presidente
Associazione Paea
Gianluigi Salvador - Consigliere nazionale Mov. Decrescita
Felice/Responsabile WWF Veneto
Chiara Sasso, Bussoleno/TO - Rete dei Comuni Solidali
Lodovico Meneghetti, Milano/MI - Professore ordinario di urbanistica, a
riposo
Dario Predonzan, Trieste/TS - Responsabile settore territorio ed energia
WWF Friuli Venezia Giulia
Sandro Roggio, Sassari/SS - Architetto
Leandro Janni - Docente, Architetto, presidente Italia Nostra Sicilia
Paolo Cacciari, Venezia/VE - Giornalista, Saggista, Ex Parlamentare
Leonardo Rombai, Firenze/FI - Pres.Italia Nostra Firenze/Dipartimento
Studi Storici e Geografici
Ugo Bardi, Sesto Fiorentino/FI - Presidente Associazione per studio
picco petrolio e gas ASPO-Italia
Pino Timpani - Presidente Associazione per i Parchi del Vimercatese
Vittorio Emiliani - Presidente Comitato per la Bellezza/Giornalista e
Scrittore
Christian Abbondanza, Genova/GE - Casa della Legalità e della Cultura Onlus
Marco Piombo - Presidente WWF Sezione Regionale Liguria
Marco Bersani, Saronno/VA - Attac Italia/Forum Italiano dei Movimenti
per l´Acqua
Lucilla Tozzi, Siena/SI - Presidente sezione senese Italia Nostra
Ciro Pesacane - Presidente Forumambientalista
Anna Donati, Bologna/BO - Coordinatrice gruppo mobilità sostenibile
Kyoto Club

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http://www.stopalconsumoditerritorio.it/index.php?option=com_frontpage&Itemid=37

venerdì, febbraio 06, 2009

RITORNO ALL’ETICA

Mi sono ritrovato del tutto casualmente tra le mani uno scritto del sociologo francese Edgar Morin, in cui mi ritrovo appieno. Lo stesso Morin in una recente intervista pubblicata su Repubblica sostiene che la necessità di << … cambiare l’egemonia della quantità in favore della qualità e di beni immateriali come l’amore e la felicità (…). La cultura materialista avrà un declino inesorabile e sarà sostituita dalla cultura dell’immateriale, che è anche l’unico modo che consentirà a tutti di vivere sulla stessa terra …>> (se ci saranno ancora le condizioni ambientali sufficienti per la vita dell’uomo, aggiungo io!).

Anteporre la difesa della nostra salute agli interessi speculativi delle industrie chimiche e del settore biotech (OGM & co.), privilegiare la tutela della biodiversità e il nostro sacrosanto diritto ad una scelta alimentare consapevole e naturale dovrebbero essere scelte dettate dal semplice buonsenso. Ma, come sappiamo, chi ci governa guarda più all’interesse dei “poteri forti” che a quello di noi semplici cittadini, distruggendo quel poco di naturalità che ancora resta sul nostro martoriato Pianeta.

Per fare un esempio concreto e senza scendere nelle motivazioni “pro” e “contro” o sull’utilità o meno delle singole sperimentazioni, in tema di organismi geneticamente modificati (OGM) vi sembra una decisione “giusta” o “corretta”, in nome del progresso e del libero mercato, l’autorizzazione alla coltivazione in pieno campo di varietà di piante che:
- sono brevettate, quasi fossero oggetti prodotti in fabbrica (ma va?!?!), da una multinazionale che ne detiene i diritti per la coltivazione, la raccolta e l’uso;
- sono sterili, quindi non si possono utilizzare i semi per successive semine (… il business è anche questo);
- devono essere trattate con pesticidi prodotti dalla stessa multinazionale (… sempre più business, cari miei);
- possono diffondersi nei campi limitrofi e incrociarsi con specie vegetali locali, causando inquinamento genetico e riducendo la biodiversità;
- diventeranno le uniche varietà presenti sul mercato, impedendo di fatto la scelta di un altro prodotto ai consumatori finali;
- ecc. ecc. ecc.

Fortunatamente una lucina in fondo al tunnel si inizia ad intravedere. Anche i leader mondiale dotati di un quoziente di intelligenza medio hanno avuto modo di scoprire che il danno fatto ai tanti, più deboli, si trasforma, quale gigantesco boomerang, in danno fatto a tutti. Ambiente compreso. Oggi sappiamo che solo una decisa inversione di rotta potrà limitare le gravissime problematiche socio-ambientali (dal continuo sbarco di migliaia di poveri cristi in fuga da fame e miseria, alle guerre per il controllo di risorse naturali preziose quali acqua e petrolio) che stanno affliggendo il mondo, da quello ricco a quello diseredato.

Un ritorno all’etica. Nella democrazia, ad esempio, che non dovrà – anzi, non potrà – più essere confinata, per dirla con le parole di George Monbiot (L’Era del consenso, ndr), nello stato nazionale, bloccata alla frontiera, con la valigia in mano, senza passaporto…Altro che permesso di soggiorno a 100 euro come proposto (…e forse già approvato, siamo in democrazia!) da pasciuti benpensanti padani il cui principale problema è quello di trovare parcheggio per il SUV dotato di allarme satellitare di fronte ad uno dei tanti (inutili) negozi dello sfarzo.

E se proponessimo una consultazione popolare internazionale per sostituire, come suggeriscono gli amici di Equivita (www.equivita.it), il WTO (l’egemone organizzazione mondiale del commercio) con il WSO (organizzazione mondiale della solidarietà)?

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