Natura et Ratio

giovedì, luglio 31, 2008

Monumentali e plurisecolari



Alcuni hanno più di mille anni, hanno conosciuto Cristoforo Colombo e Napoleone Bonaparte, sono sopravvissuti a due conflitti mondiali e a milioni di incendi, e continuano, sornioni ed eleganti, il loro viaggio plurisecolare regalandoci ossigeno, frutti e biomassa.

Mi riferisco agli oltre 22 mila alberi monumentali che vivono con noi, in Italia, e che rischiano ogni giorno di finire sotto qualche motosega più o meno lecita grazie ai soliti diritti di pubblico interesse autocelebrati da qualche amministratore/politico di turno.

L'albero più grande d'Italia è il Castagno dei cento cavalli (Sant'Alfio, Catania), con un tronco di 20 metri di circonferenza e un'età stimata in 2000 anni! Ma non è il più vecchio, che invece dovrebbe avere qualcosa più di 2 mila anni e vive in provincia di Sassari, a S. Baltolu di Luras: un Oleastro di tutto rispetto!

Un recente censimento del Corpo Forestale dello Stato ha messo in luce l'importanza (storica, paesaggistica, culturale, naturalistica, turistica, ...) dei nostri patriarchi verdi, ma anche tutti i rischi che corrono anche a causa del commercio/vendita illegale di questi monumenti. E nel 2008 era stato approntato un ottimo disegno di legge per la tutela dei nostri alberi plurisecolari, che però con la caduta del governo è rimasto solo... un bel testo da leggere.


Tra le pubblicazioni regionali vi segnalo un bellissimo volume (Alberi, custodi del tempo) prodotto dalla Provincia di Macerata e dedicato agli alberi secolari presenti nel territorio provinciale, con foto e schede puntuali e precise. Un bellissimo libro, ma soprattutto una guida per una passeggiata all'ombra dei nostri monumenti naturali.

E nelle Marche, sono tutelate queste piante?

La Legge Regionale n. 6/2005 nelle Marche definisce le cosiddette "formazioni vegetali monumentali", ovvero gli alberi di qualunque specie, i filari, i gruppi e qualsiasi altro elemento o formazione vegetale di particolare interesse storico-culturale o di particolare pregio naturalistico-paesaggistico, che per età o dimensioni possono essere considerati come rari esempi di maestosità e longevità o che recano un preciso riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico, culturale, o delle tradizioni locali.

Il successivo articolo 27 è ancora più interessante e tratta del "Censimento ed elenco regionale delle formazioni vegetali monumentali". Vi riporto il testo di questo articolo:


1. La Giunta regionale, entro novanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, definisce i criteri, le modalità ed i tempi per la realizzazione del censimento delle formazioni vegetali monumentali ed istituisce a tal proposito un apposito elenco, periodicamente aggiornato.

2. La struttura regionale competente in materia di foreste provvede a notificare ai proprietari le formazioni vegetali monumentali inserite nell’elenco con l’indicazione della specifica tutela.

3. Ogni formazione vegetale monumentale è contrassegnata con apposita targa di riconoscimento, fornita dalla Giunta regionale.

4. I Comuni provvedono, d’intesa con i proprietari, alle spese necessarie per la manutenzione delle formazioni vegetali monumentali utilizzando i proventi derivanti dalle sanzioni di cui all’articolo 30.


Ebbene, qualcuno mi sa dire se a distanza di tre anni (diconsi 3) dall'approvazione della legge è stato mai redatto il famoso elenco degli alberi monumentali? E la "targa" di millenario, è stata mai apposta nei pressi di qualche nostro patriarca verde?

Forse potrà risponderci il fantasma campano dell'assessore "verde" che in regione siede da qualche annetto e che questa legge dovrebbe conoscerla, ma si sa che dalle parole (anche scritte) ai fatti.... il passaggio non è mai diretto nè scontato.


Ad majora, cari monumenti naturali!



venerdì, luglio 18, 2008

Nei bambini e negli adolescenti italiani aumentano i nuovi malati di cancro. Vogliamo capire perché?



Ricevo e inoltro questa lettera sottoscritta da oncologi, pediatri e medici ed inviata alle redazioni di alcuni quotidiani italiani.

Queste notizie purtroppo non "passano" nei mass-media, non vengono discusse nei bar, non fanno parte dell'agenda dei nostri politici.

Avanti con industria, strade, cemento, sviluppo. Crescita, sempre e comunque, alla faccia dell'inquinamento ambientale che produciamo e dei riflessi sulla nostra salute: ma tranquilli, ci pensano le Case Farmaceutiche a chiudere il perverso ciclo con nuovi farmaci anti-tumore!

Siamo proprio sulla buona strada dell'auto-estinzione: vai Uomo, vai!!!


DF


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Gentile Direttore,

vorremmo invitare Lei e tutti i suoi lettori ad un attimo di riflessione su questa frase: “la deliberata spietatezza con la quale la popolazione operaia è stata usata per aumentare la produzione di beni di consumo e dei profitti che ne derivano si è ora estesa su tutta la popolazione del pianeta, coinvolgendone la componente più fragile che sono i bambini, sia con l’ esposizione diretta alla pletora di cancerogeni, mutageni e sostanze tossiche presenti nell’ acqua, aria, suolo, cibo, sia con le conseguenze della sistematica e accanita distruzione del nostro habitat”. Queste parole, che concludono un articolo sui rischi attribuibili ad agenti chimici scritto dal professor Lorenzo Tomatis* nel 1987, ci sono tornate alla mente come una lucida profezia davanti agli ultimi, recentissimi dati sull’incidenza di cancro nell’ infanzia in Italia pubblicati dall’Associazione Italiana dei Registri Tumori (AIRTUM: I tumori infantili Rapporto 2008). Se già i dati pubblicati da Lancet nel 2004, che mostravano un incremento dell’ 1.1% dei tumori infantili negli ultimi 30 anni in Europa, apparivano preoccupanti, quelli che riguardano il nostro paese, riferiti agli anni 1998-2002 ci lasciano sgomenti. I tassi di incidenza per tutti i tumori nel loro complesso sono mediamente aumentati del 2% all’anno, passando da 146.9 nuovi casi all’anno (ogni milione di bambini) nel periodo 1988-92 a ben 176 nuovi malati nel periodo 1998-2002. Ciò significa che in media, nell’ultimo quinquennio, in ogni milione di bambini in Italia ci sono stati 30 nuovi casi in più. La crescita è statisticamente significativa per tutti i gruppi di età e per entrambi i sessi. In particolare tra i bambini sotto l’anno di età l’ incremento è addirittura del 3.2% annuo. Tali tassi di incidenza in Italia sono nettamente più elevati di quelli riscontrati in Germania (141 casi 1987-2004), Francia ( 138 casi 1990-98), Svizzera ( 141 casi 1995-2004). Il cambiamento percentuale annuo risulta più alto nel nostro paese che in Europa sia per tutti i tumori (+2% vs 1.1%), che per la maggior parte delle principali tipologie di tumore; addirittura per i linfomi l’incremento è del 4.6% annuo vs un incremento in Europa dello 0.9%, per le leucemie dell’ 1.6% vs un + 0.6% e così via. Tutto questo mentre si vanno accumulando ricerche che mostrano con sempre maggiore evidenza come sia cruciale il momento dello sviluppo fetale non solo per il rischio di cancro, ma per condizionare quello che sarà lo stato di salute complessivo nella vita adulta. Come interpretare questi dati e che insegnamento trarne? Personalmente non ne siamo affatto stupiti e ci saremmo meravigliati del contrario: i tumori nell’ infanzia e gli incidenti sul lavoro, di cui ogni giorno le cronache ci parlano, unitamente alle malattie professionali, ampiamente sottostimate in Italia, sono due facce di una stessa medaglia, ovvero le logiche, inevitabili conseguenze di uno “sviluppo” industriale per gran parte dissennato, radicatosi in un sistema di corruzione e malaffare generalizzato che affligge ormai cronicamente il nostro paese. Potremmo, sintetizzando, affermare che lo stato di salute di una popolazione è inversamente proporzionale al livello di corruzione e quanto più questo è elevato tanto più le conseguenze si riversano sulle sue componenti più fragili, in primis l’infanzia, come Tomatis già oltre 20 anni fa anticipava. Le sostanze tossiche e nocive non sono meno pericolose una volta uscite dalle fabbriche o dai luoghi di produzione e la ricerca esasperata del profitto e dello sviluppo industriale – a scapito della qualità di vita -, non può che avere queste tragiche conseguenze.


Dott. Gianluca Garetti Medico di Medicina Generale - Firenze

Dott. Valerio Gennaro Oncologo-Epidemiologo - Genova

Dott.ssa Patrizia Gentilini Oncologo – Ematologo - Forlì

Dott. Giovanni Ghirga Pediatra - Civitavecchia

Dott. Stefano Gotti Chirurgo - Forlì

Dott. Manrico Guerra Medico di Medicina Generale - Parma

Dott. Ferdinando Laghi Ematologo - Castrovillari

Dott. Vincenzo Migaleddu Radiologo - Sassari

Dott. Ruggero Ridolfi Oncologo-Endocrinologo - Forlì

Dott. Giuseppe Timoncini Pediatra - Forlì

Dott. Roberto Topino Medico del Lavoro -Torino


18 luglio 2008


*Lorenzo Tomatis (1929-2007), è stato un medico oncologo di fama internazionale, ha diretto l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro di Lione (IARC), ha posto le basi scientifiche e metodologiche per l’identificazione e la classificazione dei cancerogeni umani. Si è sempre strenuamente battuto per la Prevenzione Primaria e la difesa della Salute Pubblica ed è stato anche un grande scrittore, ricordiamo in particolare Il Fuoriuscito e L’ombra del dubbio, quest’ultimo uscito postumo (ed. Sironi)

giovedì, luglio 17, 2008

PARCHI NAZIONALI KAPUT ?

... ci mancava anche questa bella notizia. Che l'attuale Governo avesse poco o nulla a cuore le sorti dell'ambiente, vista la cultura e i curricula di ministri, deputati e senatori di maggioranza, era cosa nota da tempo.
E il recente manifesto dell'antipolitica ambientale del Ministro Prestigiacomo (vedi post precedente), che evidentemente ha avuto gli stessi insegnanti di Matteoli, ha confermato la squallida e vergognosa linea assunta a livello nazionale. Povero me, cantava il buon De Gregori, qui invece occorrerebbe urlare al 60% circa degli italiani che hanno votato questi politici "Poveri noi, povera Italia!"

Non basta: con il famoso-fumoso-penoso decreto legge 112/2008 ("Brunetta") l'attacco finale viene sferrato anche contro quelle realtà che - molto faticosamente - dall'approvazione della legge 394 (1991) ad oggi hanno cercato di crescere tutelando risorse di primaria importanza come acqua, boschi, suoli... Il sistema delle aree protette nazionali (parchi e riserve) è seriamente minacciato dalle misure scritte e pensate per ben altre amministrazioni pubbliche (dove, sì, ci sarebbe bisogno di un bel taglio netto!): se togliamo la parte politica (presidente e consiglio direttivo), che in alcuni casi ha reso questi enti dei veri e propri carrozzoni pseudo-ambientalisti, restano un manipolo di tecnici e amministrativi che gestiscono servizi e funzioni essenziali per il territorio di aree per lo più svantaggiate e ai margini (zone montane, piccole isole, ecc.).
Cosa direbbero personaggi del calibro di Videsott e Sipari, uomini politici del passato e ispiratori/promotori dei primi parchi nazionali?

Vi riporto questo accorato appello lanciato da chi vive in queste realtà e vi invito a sottoscrivere la carta di Feltre ( http://www.dolomitipark.it/it/parchi.per.una.sola.terra.carta.feltre.html ).
Chi può... si faccia sentire a tutti i livelli possibili, ci stiamo giocando il futuro delle nostre più belle aree di interesse naturalistico, paesaggistico, archeologico, storico.


APPELLO PER SALVARE I PARCHI NAZIONALI

Il DL 112/98, attualmente in fase di conversione in legge, prevede ancora una volta norme che andranno a condizionare fortemente le attività dei Parchi.
I provvedimenti, sommati ai tagli ed alle limitazioni delle scorse “finanziarie” (sul personale, sui fondi, sulle consulenze, ecc), rischiano di produrre effetti forse irreversibili alla funzionalità degli Enti. Al momento la legge di conversione segue il suo iter. Il termine é il 24 agosto, ma sicuramente il DL sarà convertito prima dell’interruzione estiva dei lavori parlamentari. Alla Camera lo tratteranno nei prossimi giorni, poi passerà al senato. C’é pochissimo tempo. L’articolo peggiore é il 74, che prevede il taglio almeno del 10% della spesa per il personale, ma anche altri punti non sono da meno.
Credo che sia importante che da noi, ovvero “dal basso”, da chi conosce bene i problemi delle aree protette, venga un segnale, un “grido di dolore”, o meglio una presa di posizione che giunga alle istituzioni ed ai cittadini. Non possiamo fare altro.
Alcune iniziative da mettere in atto subitissimo:

1) scrivere personalmente una lettera con testo comune al presidente del Consiglio, al ministro Prestigiacomo, ai presidenti di Camera eSenato, alle associazioni ambientaliste, ecc, per portare a conoscenza degli effetti del provvedimento

2) in ogni caso, sensibilizzare parlamentari conosciuti a presentare subito un emendamento che esoneri i parchi dagli articoli del provvedimento più dannosi (il 66 il 67 e soprattutto il 74, che taglia almeno il 10% della spesa per il personale). Questo andrebbe fatto in ogni caso. Al momento NON risultano emendamenti da parte di nessuno. Andrebbe mandata una mail ai deputati subito, almeno scrivendo entro domani! (gli indirizzi mail sono sul sito della Camera)

Infine vi invito a inoltrare questa mail a vostri amici e colleghi, e a chi ritenete opportuno e utile per la causa.

(fonte: Parco nazionale del Gran Paradiso)

venerdì, luglio 04, 2008

Dalla padella alla brace!



... in quali mani siamo finiti?

Quale mente perversa le ha suggerito queste linee-guida?

Cari frequentatori del blog, leggere, meditare e ... tremare!!!


... ambientalismo liberale ... energia nucleare ... carbone pulito ... termovalorizzatori ... difesa dell'ambiente mediante costruzione di termovalorizzatori ....


Come recita un motto latino, mai come in questo momento si deve lottare... per aspera ad astra!

Speriamo solo che resti qualche stellina ad illuminarci il cammino!

:-)



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Il Ministro Prestigiacomo alla Commissione Ambiente della Camera:

ecco le priorità della "questione ambientale"


(estratto dalla relazione del ministro, 1 luglio 2008)



(...)

Credo che si debba voltare pagina. Per farlo dobbiamo passare dall’ecologismo dei no, all’ambientalismo che non ostacola lo sviluppo, ma pone paletti e indica priorità e percorsi virtuosi. Un ambientalismo che non è linea di confine della crescita socio-economica, ma è parte integrante delle politiche di sviluppo.
Dobbiamo passare, insomma, dall’ambientalismo ideologico all’ambientalismo liberale. Dall’economia che vede la tutela dell’ambiente come gravame collaterale, all’economia che considera l’ambiente come snodo fondamentale, risorsa, e anche business, della società del futuro.

(...)

In questo panorama di politica energetica si inserisce anche la scelta del Governo a favore dell’energia nucleare, un’energia pulita, che non produce gas serra, che è ampiamente usata da tutti i nostri concorrenti europei e mondiali (che infatti pagano l’energia molto meno di noi, sia per i consumi privati che per quelli industriali, e questo penalizza gravemente il sistema-Italia). Puntare ad un energetico che nel medio periodo ci consenta di arrivare al 25% di rinnovabili e ad un altro 25% di nucleare, lasciando solo il restante 50% ai combustibili fossili, credo sia un programma sicuramente non facile da attuare.

(...)

Intendiamo, inoltre promuovere la diversificazione dei combustibili per il funzionamento degli impianti di generazione di energia elettrica anche attraverso il ricorso al carbone pulito.

(...)

Ferme restando le prevalenti competenze delle Regioni in materia, gli indirizzi dell’attività del Ministero dell’Ambiente vedono come priorità la promozione di interventi finalizzati alla riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti attraverso:
- sistemi efficaci di incentivazione della raccolta differenziata per il recupero della materia e dell’energia;
- sostegno alle Regioni per l’approvazione di piani regionali per la gestione del ciclo dei rifiuti con particolare riferimento alla termovalorizzazione nonchè alla previsione di sistemi di monitoraggio e controllo per una tracciabilità dei flussi di gestione di tutte le tipologie di rifiuti

(...)

Nell’ambito degli interventi di semplificazione, occorre valorizzare e razionalizzare il sistema dei controlli al fine di assicurare una tutela integrata e complessiva dell’ambiente con particolare riferimento alla valutazione ambientale strategica. Si tratta di eliminare le duplicazioni, semplificare le procedure e ridurre le moltiplicazioni dei livelli amministrativi con la finalità primaria di coniugare le esigenze della necessaria salvaguardia ambientale con quelle dello sviluppo sostenibile

(...)


! ! ! e c c o l e c h i c c h e f i n a l i ! ! ! ! ! !


(...)

L’obiettivo delle misure fiscali del Governo sarà quello di valorizzare l’ambiente come bene economico. Occorre favorire lo sviluppo delle imprese che si specializzano nella difesa dell’ambiente attraverso la costruzione degli impianti di termovalorizzazione, la realizzazione degli impianti di depurazione delle acque,la produzione di energie rinnovabili, etc. Secondo la logica del fare ambiente, quindi, la protezione e la salvaguardia ambientale potranno diventare settori di attrazione di risorse per investimenti e occupazione, con tutti i vantaggi che ne derivano in termini di creazione di posti di lavoro e di rilancio del turismo.

(...)




Che dire: Prestigiacomo, più di Pecoraro e meglio di Matteoli!