Natura et Ratio

sabato, luglio 26, 2014

Chi si sta alzando in piedi per salvare la Terra?

"Who's gonna stand up and save the Earth?"
No, non è l'annuncio di un ambientalista della prima ora, né l'accorato appello/richiesta di chissà quale Associazione che si batte per la tutela del nostro bellissimo e unico Pianeta. E', invece, l'ennesimo manifesto culturale del mitico Neil Young, rocker canadese che non finisce mai di stupire.
Alla soglia dele 70 primavere (il 12 novembre 2014 festeggia 69 anni!), il mitico Neil se ne esce con una nuova canzone all'indomani dell'ennesimo tour con i fidi Crazy Horse che ha toccato l'Europa e anche l'Italia: a Barolo, lo scorso 21 luglio, io c'ero, non è stato un sogno e davanti a me c'era lui, il 'loner' impegnato da sempre su più fronti (sociali, ambientali e culturali).
Io c'ero e... posso dirvi che è stato semplicemente fantastico: di poche parole, come sempre del resto, Neil ha imbracciato le sue chitarre ed ha stupito tutti ancora una volta.

Questo il testo della nuova canzone, tradotto velocemente in italiano (scusatemi per eventuali imprecisioni e/o inesattezze), con una risposta chiara e perentoria alla domanda ridondante del titolo e del refrain: "...tutto inizia da te e me!"

Chi combatterà per salvare la Terra?

Proteggi la natura (wild = "natura selvaggia o primigenia")
figlio del domani
proteggi la Terra
dall'avidità dell'uomo
abbatti le dighe
combatti il petrolio
proteggi le piante
e rinnova il suolo
Chi combatterà per salvare la Terra?
Chi dirà che ne ha avuto abbastanza?
Chi affronterà la "grande macchina"?
Chi combatterà per salvare la Terra?
Tutto inizia da te e me!
Vieta i combustibili fossili
traccia il confine
prima di costruire
un altro gasdotto
vieta l'estrazione (*fracking)adesso
conserviamo l'acqua
e costruiamo una vita
per i nostri figli
Al diavolo le dighe
salva i fiumi
alla fame gli speculatori
e cibo ai benefattori
costruisci un sogno
salva il mondo
noi siamo il popolo
conosciuto con il nome di Terra
Chi combatterà per salvare la Terra?
Chi dirà che ne ha avuto abbastanza?
Chi affronterà la "grande macchina"?
Chi combatterà per salvare la Terra?
Tutto inizia da te e me!
Chi combatterà per salvare la Terra?
Chi dirà che ne ha avuto abbastanza?
Chi affronterà la "grande macchina"?
Chi combatterà per salvare la Terra?
Tutto inizia da te e me!
Chi combatterà per salvare la Terra?

(*) fracking


Dopo qualche giorno dal concerto tenuto nell'ambito del festival "Collisioni", cerco di ritornare, con gli occhi della mente, a quelle note che hai "appena" finito di ascoltare assieme ad altri 10-12.000 fan. Ora perso nel traffico, ora seduto sul divano di casa, ascolto le parole della nuova canzone mentre guardo la t-shirt nera con stampata la parola EARTH (realizzata in cotone biologico e regalata dallo staff del cantante agli increduli spettatori entrati nella piazza del concerto) e penso tra me e me: Neil, sei veramente un Grande dei nostri tempi, una persona da seguire e da indicare per il semplice fatto che hai tracciato e stai tracciando una strada per la sostenibilità. Una strada bella larga, come quelle che percorri nelle tue traversate elettriche tra la California e l'Ontario. Una strada per il futuro delle giovani generazioni "...and build a life for our sons and daughters...": long may you run, Neil!!!

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mercoledì, luglio 23, 2014

Andare in montagna significa lasciare a casa le proprie certezze (…quelle poche che abbiamo!), per iniziare un duro, aspro e quasi sempre rinvigorente confronto con la natura, con noi stessi e con i nostri limiti (reali e non).
La montagna seleziona nel tempo specie animali e vegetali adatte ad ambienti estremi, dopve le condizioni possono mutare improvvisamente.
La montagna allena il fisico e anche la mente: pensare dove mettere il piede mentre si scende un pendio roccioso, valutare quale via di risalita sia la migliore, contemplare il paesaggio mozzafiato, affrontare eventi inattesi ed inaspettati che richiedono risposte efficienti in tempi rapidi.
Per la montagna servono competenze che si acquisiscono soprattutto con l’esperienza, utile per avvicinare e, a volte, superare i propri limiti e le difficoltà improvvise (nebbia, neve accumulatasi sul sentiero, perdita dell’orientamento, piccoli infortuni, fame, sete…).
Saper leggere una carta topografica, riconoscere un frutto edule, scegliere l’itinerario in base alle proprie condizioni fisiche e alla situazione meteorologica, saper rinunciare (…per poi tornare alla carica la volta seguente) arricchiscono il bagaglio culturale e spirituale di ciascuno di noi.
La montagna “chiama”, insegna e sa farsi rispettare. Lo sanno bene, da molto tempo prima di alpinisti ed escursionisti, i “montanari” (nativi e… di ritorno), il cui lavoro quotidiano è segnato dalla fatica, dalla conoscenza empirica e dal silenzioso rispetto per una natura… “amica ostile”.
Anche per questo è necessario che la montagna resti tale, senza troppe infrastrutture impattanti (impianti eolici, strade, nuove sciovie, ecc.) e libera dagli orpelli della società del (finto) benessere.
O no?

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venerdì, luglio 04, 2014

Sfaticato d'un insegnante: lavori 18 ore a settimana e hai 3 mesi di ferie!

Il "problema dei problemi" che grava sui lavoratori della scuola (NB: mi riferisco, in particolare, alla secondaria di secondo grado, che poi è quella che conosco meglio dato che dal 2008 sono entrato in questo mondo; per la primaria e la secondaria di primo grado le cose sono leggermente diverse) è l'insieme dei luoghi comuni e delle leggende metropolitane che aleggiano come spettri sempre più reali attorno al settore dell'istruzione pubblica, creando equivoci, generando critiche "a prescindere" e un'infinità di battutine ironiche (che, lo assicuro, feriscono molto chi fa questo mestiere con passione, facendolo diventare quasi una... "missione educativa").

Senza approfittare troppo della vostra pazienza - scusatemi in anticipo per la prolissità, ma l'argomento è complesso e merita un approfondimento non troppo semplicistico - e senza nascondere la triste realtà dei lavativi e degli svogliati che troviamo anche nel nostro settore, provo a "sfatare" almeno i due miti principali, mettendo in luce quali sono le peculiarità nascoste del lavoro di insegnante:

--> le "famose" 18 ore
Le 18 ore settimanali (orario di cattedra) sono quelle che facciamo frontalmente con i ragazzi, in classe, nel corso delle lezioni ordinarie. Un professore - magari fosse così, avrei trovato un "lavoro" niente male! - non svolge ogni settimana 18 ore, ma almeno il doppio, e qui sotto provo a motivarvi tale "aggravio". Tenete però ben presente che, da contratto, un insegnante viene pagato per le "sole" 18 ore contrattuali (lo stipendio, al netto delle ritenute di legge - che ammontano a circa il 30-35% del compenso - è pari a 1300-1400 euro mensili) e tutto quello che fa "extra" sono "fatti suoi". Cioè, allo Stato non importa un fico secco come e quanto lavori...

Perché, allora, da 18 a... 36/ore settimanali (...ma, in realtà, sono molte, molte di più!)?
Perché non sono comprese nell'orario di cattedra:
- le (almeno) 80 ore/anno per gli incontri con le famiglie (ora settimanale e colloqui), le riunioni mensili dei Consigli di Classe (ogni docente ha, in media, tra le 4 e le 6 classi), del Collegio Docenti, del Collegio di indirizzo di corso, del Dipartimento cui afferisce il docente (Matematica/Scienze/Lettere...);
- le decine di ore/anno obbligatorie per i corsi di aggiornamento su sicurezza e prevenzione (che spesso vengono realizzati in comuni distanti dalla città dove ha sede la scuola, e per i quali non prendiamo un euro di rimborso, ma vabbè... sono comunque importanti... ammesso e non concesso che servano a qualcosa per come sono organizzati!);
- le ore dei corsi di formazione (a partecipazione volontaria e a proprie spese per ciascun docente, ma sappiamo benissimo quanto è importante aggiornarsi su argomenti quali informatica, corsi CLIL, LIM, e-book, innovazioni tecnologiche e disciplinari, attività ed esperienze di laboratorio, nuove metodiche di insegnamento curricolare, ecc.);
- le ore necessarie a preparare e correggere compiti in classe, ricerche di gruppo, attività di laboratorio, attività IBSE, esercizi pratici (e sappiamo quanto c'è bisogno oggi di fare pratica, specialmente nelle materie scientifiche....);
- le ore extra che si impiegano per preparare e correggere i test INVALSI e quelli delle prove per la certificazione delle competenze degli alunni del 2° anno (...un obbligo di legge, ma la normativa non ha la copertura economica... siamo in Italia, del resto!);
- le ore extra che i docenti dell'ultimo anno di corso fanno per preparare i ragazzi all'esame di Stato (correzione tesine, elaborati e ricerche; approfondimenti disciplinari; ecc.);
- le ore/anno (anzi, le giornate intere, notti comprese!!!!) impiegate come accompagnatori in gite/visite guidate (per le quali non prendiamo un euro in più, né rimborsi: è tutto "a gratise");
- le ore/settimana che impieghiamo per registrare voti/argomenti svolti/assenze/ritardi/progetti/verifiche/ecc. su pc (il cosiddetto "registro elettronico");
- le ore/anno che si impiegano per preparare e rendicontare progetti (dal livello comunale a quello internazionale, partecipando a bandi europei che finanziano esclusivamente i costi sostenuti dai ragazzi), e sappiamo benissimo quanto è importante preparare i ragazzi a certe tematiche e a certi ambiti lavorativi;
- le ore/settimana che servono per preparare le attività di laboratorio (per un esperimento di chimica, ad esempio, oltre al tecnico di laboratorio - quando c'è, e non sempre c'è; e anche se c'è, spesso è un tecnico specializzato in altro settore che a scuola funge da "jolly" tuttofare - che mi prepara materiali e postazioni, bisogna predisporre schede specifiche, selezionare le strumentazioni e pre-verificarne il funzionamento, allestire eventuali postazioni multimediali, ecc.);
- le ore/settimana di programmazione disciplinare (inizio anno), di aggiornamento di metà anno (fine primo quadrimestre), di predisposizione delle attività di recupero degli alunni con debito (tra gli scrutini del primo quadrimestre e le valutazioni intermedie del secondo), di rendicontazione delle attività svolte (fine anno);
- le ore/mese che si impiegano per preparare la partecipazione ad iniziative di ampliamento dell'offerta formativa, quali le "Olimpiadi delle Biologia/Chimica/Fisica";
- le ore/mese per attività di orientamento in ingresso e in uscita, per la preparazione delle visite alle principali Università del territorio, per le giornate di "scuola aperta"....

...mi fermo qui, ma ce ne sarebbero altre di voci, più specifiche e variabili da scuola a scuola (stage, vacanze-studio estive, certificazioni linguistiche, ecc.)...

Ora, per quantificare solo una di queste voci (quella dei compiti e delle relazioni, ad esempio), considerato che un insegnante ha - in media - tra le 4 e le 6 classi (io, ad esempio, quest'anno ne ho avute 7) e stimando un numero medio di alunni/classe pari a 28 (io ho anche classi da 33 alunni), il lavoro extra cattedra lo si fa per circa 140 alunni (200 nel mio caso).
Quindi, diciamo... 140 compiti, 140 relazioni, 140 schede di laboratorio, ecc. ecc. ogni mese da ottobre a maggio. Anche il più rapido dei prof. per correggere un compito o una scheda, ed assegnare le relative valutazioni, impiega almeno 4-5 minuti (ed è superveloce, ve lo assicuro): solo questo equivale ad almeno 30-50 ore/mese "extra" senza alcuna retribuzione aggiunta, come è sempre stato del resto... .
Può bastare per giustificare il fatto che svolgiamo qualcosina in più delle 18 ore? Che sfaticati 'sti prof., eh?
--> I mesi di vacanza dei prof. Spesso veniamo derisi da chi afferma che un docente ha 3 mesi di ferie d'estate, più Natale e Pasqua. E' una generalizzazione assolutamente falsa e ingiustificata: a parte qualche rarissima eccezione (gli insegnanti di religione cattolica, ad esempio), terminate le lezioni e conclusi gli scrutini (prima fase) di giugno, iniziano le operazioni degli esami di Stato. Io, ad esempio, ho terminato oggi (dal 16 di giugno al 4 luglio, ma c'è chi ancora deve finire i lavori delle commissioni). Poi ci sono i corsi di recupero estivi (per seguire chi ha avuto l'insufficienza), gli esami finali per evitare la bocciatura, gli scrutini (seconda fase).
In alcune scuole, come ad esempio la mia, queste procedure che di fatto concludono l'anno scolastico si svolgono a luglio (quindi io, nel 2014, andrò ufficialmente in "ferie" attorno al 16-17 luglio!), in altri istituti si terranno l'ultima settimana di agosto. Da fine agosto/primi di settembre, poi, si ricomincia con riunioni e attività di programmazione pre-avvio del nuovo anno scolastico. Ora, dove sono questi 90 giorni di ferie... qualcuno me lo deve spiegare: sarei ben felice di farmeli tutti ;-)

Riuscite a capire perché ci sentiamo presi in giro quotidianamente? Considerate anche che, nonostante tutto e tutti, siamo sempre a contatto - giorno dopo giorno - con il futuro del nostro Paese, formando coscienze e conoscenze dei nostri figli: voi, con quale spirito entrereste domani in classe?

Ad majora... if possible!

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In alcol veritas: poveri noi!

"Il consumo di alcol rappresenta un importante problema di salute pubblica risultando responsabile in Europa del 3,8% di tutte le morti e del 4,6% degli anni di vita persi a causa di disabilità attribuibili all’alcol. I danni che ne derivano producono effetti non solo sul bevitore ma anche sulle famiglie e sul contesto sociale allargato, a causa di comportamenti violenti, abusi, abbandoni, perdite di opportunità sociali, incapacità di costruire legami affettivi e relazioni stabili, invalidità, incidenti sul lavoro e stradali..."


Inizia così il rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità su "Epidemiologia e monitoraggio alcol-correlato in Italia e nelle Regioni", pubblicato nel 2014 nell'ambito delle attività del Piano Nazionale Alcol e Salute. Rabbrividisco, da genitore e da insegnante, ma non mi sorprendo più di tanto, dato che ogni sera si vedono giovani bere di tutto, nel leggere che per l'anno 2012 "...nella classe di età al di sotto dell’età legale per la vendita e la somministrazione di bevande alcoliche (11-17 anni), classe quindi in cui il consumo di bevande alcoliche dovrebbe essere pari a zero, il 22,0% dei ragazzi e il 17,3% delle ragazze dichiara di aver bevuto almeno una bevanda alcolica nel corso dell’anno..." Commenti?

Più in generale, le Marche si piazzano sopra la media nazionale per il consumo di vino, mentre per i decessi alcol-attribuibili - i dati sono riferiti al 2010 - siamo tra le regioni che registrano per fortuna i valori più bassi (2,60% sul totale del decessi per i maschi ; 1,31 per le femmine).

Uno dei crucci più grandi di chi, come me, è a contatto quotidianamente con i ragazzi è... come fare per cercare di far capire i danni (e che danni!) di uno stile di vita tutt'altro che sano? Alcol, fumo & sostanze stupefacenti sono un rifugio "sicuro" per molti giovani, spesso trascinati da amici o figure adulte che fungono da "mito" di turno. L'esempio "in positivo" - a casa, a scuola, in palestra e nei luoghi di ritrovo in generale - è fondamentale, oltre ad una base culturale e formativa.
Abbiamo tutti un importante ruolo da svolgere pro-salute nostra e dei nostri figli/nipoti: se deleghiamo ad altri o - peggio - fingiamo di ignorare il tutto, il futuro dei nostri giovani sarà purtroppo segnato!
Non posso non condividere le conclusioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che - tratte dal report - così recitano: "In prospettiva, si può dire che le politiche sull’alcol ancora non riflettono la gravità dello stato di salute, i danni sociali ed economici derivanti dal consumo dannoso di alcol; esse non riescono a essere adeguatamente integrate nel quadro generale della salute, delle politiche sociali e di sviluppo, e non riescono a fornire un’adeguata capacità di garantire coerenza politica e azione congiunta tra i diversi dipartimenti e settori governativi e a tutti i livelli di giurisdizione.
Sarà efficace la politica sull’alcol che garantirà:
‒ l’integrazione delle politiche sull’alcol nelle più ampie politiche economiche e di welfare, contribuendo al reale sviluppo del benessere sociale, sanitario e economico della società;
‒ la coerenza e l’azione “congiunta” tra i diversi ministeri e settori governativi, individuando e attuando i necessari incentivi che forniscono vantaggi ai singoli settori e alla società nel suo complesso;
‒ la coerenza e la partecipazione di soggetti sia pubblici che privati, anche identificando e attuando gli incentivi che avvantaggiano i rispettivi attori pubblici e privati;
‒ l’integrazione di misure di politica sull’alcol in tutte le azioni che promuovono il benessere e stili di vita sani e che riducano il carico delle malattie non trasmissibili e trasmissibili;
‒ la capacità e la possibilità per i comuni, le comunità locali e la società civile di attuare politiche e programmi efficaci sull’alcol che siano uniformati a tutti i livelli della società;
‒ l’erogazione di incentivi, così come di disincentivi, affinché gli individui e le famiglie facciano scelte più salutari in termini di consumo di alcol;
‒ affrontare l’aspetto della domanda, e rispondere al ruolo che l’alcol gioca insieme ad altri fattori nella vita delle persone;
il riconoscimento del fatto che ognuno di noi ha un ruolo da svolgere, che si tratti di individui, o di comunità, di assistenza sanitaria locale e di organizzazioni di assistenza sociale, di organizzazioni non governative, dell’industria delle bevande alcoliche o del governo.
I Paesi che sono più attivi nella realizzazione di politiche e programmi sull’alcol basati sull’evidenza e sul rapporto costi-benefici avranno benefici sostanziali in termini di salute e benessere, produttività e sviluppo sociale”.

Per scaricare il report (è un file pdf) basta cliccare qui.

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