Natura et Ratio

martedì, maggio 23, 2006

A BELVEDERE OSTRENSE UNA BELLA INIZIATIVA PER L’AMBIENTE

Domenica 21 maggio sono stato a Belvedere Ostrense, uno dei “piccoli comuni d’Italia” che, aderendo alla giornata nazionale di festa promossa da Legambiente (voler bene all’Italia, piccola-grande Italia), ha organizzato nel pomeriggio una bella e semplice iniziativa a favore dell’ambiente di “casa nostra”.
Sindaco, assessori, protezione civile e cittadini hanno fatto una passeggiata naturalistica lungo una strada secondaria che dal centro sportivo del paese porta in aperta campagna. Durante la camminata sono state identificate, lungo i bordi della strada, piante e arbusti appartenenti alla flora autoctona, come la roverella, l’olmo campestre, il prugnolo, il gelso nero, il biancospino, la marruca (o paliuro), il pioppo nero. Queste specie vegetali, un tempo molto più diffuse nel territorio agricolo e suburbano, sono vittima di tagli, pesticidi, inquinamento, riduzione o scomparsa degli habitat, sostituzione con specie alloctone e infestanti (come ailanto, robinia, ecc.). Ora, per evitare che le giovani piante vengano tagliate nel corso dei consueti lavori di manutenzione del verde lungo i bordi delle strade, sono state evidenziate le essenze vegetali, cresciute in posizione idonea, con l’apposizione di un nastrino colorato e di un paletto tutore: in questo modo al passaggio dei mezzi meccanici le piantine “segnalate” dovrebbero … essere risparmiate dal taglio.
Le siepi e le alberate lungo strade, fossi, confini di proprietà, ecc., sono un prezioso aiuto per il recupero della biodiversità su scala locale: questi piccoli ma importanti “condomini naturali” ospitano la cosiddetta “fauna utile”, un insieme di specie animali preziose per l’uomo perché di grande aiuto nel contenimento delle specie “moleste” (come alcuni insetti ematofagi o parassiti delle piante). Oltre a fare ombra e a rendere piacevoli le passeggiate primaverili ed estive, siepi e alberate caratterizzano il nostro territorio collinare e fanno oramai parte del paesaggio rurale marchigiano.
Questo bell’esempio di tutela attiva dell’ambiente dovrebbe essere copiato anche in altri comuni, perché da un lato si sensibilizzano cittadini e operatori del verde al rispetto delle specie vegetali autoctone (basta un pizzico di attenzione in più durante le operazioni di manutenzione/taglio), e dall’altro si contribuisce concretamente alla conservazione della biodiversità.
Speriamo che questa iniziativa non rimanga confinata nella giornata di domenica, ma sia l’inizio di un modo nuovo di voler bene all’Italia e al nostro ambiente naturale !!!

- Nota redazionale -
L’articolo può essere linkato, citato e/o copiato, in tutto o in parte, purché vengano citati autore e fonte:David Fiacchini, articolo scritto il 23 maggio 2006 e pubblicato lo stesso giorno su http://naturaetratio.blogspot.com .

lunedì, maggio 22, 2006

Sezione trapezoidale: come ridurre un fiume ... a canale artificiale

A distanza di alcuni mesi dai lavori di manutenzione ordinaria del fiume Misa nel tratto compreso tra i comuni di Ostra ed Ostra Vetere (2005), desidero esporre alcune considerazioni circa gli ultimi interventi effettuati nei giorni scorsi (febbraio 2006) lungo il fiume Misa ed il fosso “il Vallato”, in particolare nella zona di contrada Pioli (al confine tra i Comuni di Ostra e Ostra Vetere).
La gestione della vegetazione ripariale e degli ecosistemi fluviali da parte degli Enti locali sta andando verso una maggiore attenzione della componente naturalistica dei corsi d’acqua, in virtù dei molteplici ruoli e delle diversificate funzioni che essa svolge (e, in particolare, per quanto riguarda la pianificazione dei cosiddetti “corridoi bio-ecologici”).
Alcune Amministrazioni locali da parecchi anni si sono attivate per inserire il concetto di “biodiversità” anche e soprattutto nella gestione della vegetazione di fiumi e torrenti, superando i vecchi concetti di “pulizia” e di fiume da considerare come semplice “canale” (per fare qualche esempio concreto basta leggere il progetto “Recupero e gestione ambientale della pianura persicetana” della Provincia di Bologna, le “Esperienze pratiche di miglioramenti ambientali” della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, le iniziative di “Rete ecologica” della Amministrazioni provinciali di Ravenna, Roma, Venezia, ecc.). Per restare nell'hinterland senigalliese, il progetto “PercorriMisa” è un chiaro esempio locale di gestione naturalistica del "nostro" fiume Misa.
Il fiume è un ecosistema dinamico, sempre alla ricerca di nuovi equilibri: la vegetazione ripariale (salici, pioppi, ontani, ecc.) è selezionata dalle particolari condizioni edafiche e geomorfologiche, mentre la fauna tipica dell’ecosistema fluviale si insedia laddove vi sono nicchie, rifugi, cavità, posatoi formati dall’incontro tra vegetazione, substrato e acqua.
Da un lato i fiumi, unici ambienti "naturaliformi" presenti nella medie e basse valli marchigiane, sono sempre più pressati dalle attività antropiche (inquinamento civile ed industriale, aratura dei campi spinta fino alla sommità degli argini, restringimento degli alvei, ecc.), dall’altro l’ecosistema ripariale, che dovrebbe fungere da filtro per le sostanze inquinanti e rafforzare l’effetto-spugna per rallentare lo sgrondo delle acque meteoriche di dilavamento verso il fiume, è ridotto ad un’esile fila di piante scampate all’ennesima operazione di “manutenzione” del corso d’acqua.
Nonostante, dunque, l’accertato anacronismo e la dimostrata inutilità degli interventi generalizzati di taglio della vegetazione ripariale e di riprofilatura geometrica degli argini, nel tratto di fiume Misa poc'anzi citato (ma anche lungo i fiumi Aspio e Musone e, forse entro il 2006, anche in altri tratti del Misa e dell'Esino) si continua ad intervenire considerando il corso d’acqua come un canale artificiale dove l’unico obiettivo da raggiungere è quello di eliminare la residua vegetazione spondale, sagomando nel contempo fragili e nude arginature di forma trapezoidale prive di piante in grado di trattenere la terra con le radici: oggi, grazie al cielo, sempre più raramente si assiste ad interventi stile “tabula rasa”, ma l’utilizzo dei mezzi meccanici influisce sempre pesantemente su quello che resta dei nostri già disastrati ambienti ripariali (nel corso dei lavori, tra l'altro, alcune delle piante "scampate" al taglio sono state danneggiate dai mezzi meccanici).
Tutto questo si ripercuote sul ruolo ecologico, sulle funzioni e sui servizi ambientali non più svolti dal fiume, che si trasforma in una sorta di “deserto biologico” punteggiato qua e la da qualche isolata pianta e che sarà colonizzato, nei prossimi mesi, da specie vegetali che nulla hanno a che vedere con l’ecosistema-fiume (come, ad esempio, Ailanthus altissima, Robinia pseudoacacia, Rubus sp. pl., ecc.), e la cui gestione richiederà sempre più interventi di manutenzione ed altre risorse pubbliche.
Ciò premesso, faccio un paio di considerazioni:
1) come da più parti evidenziato (cfr., a titolo di esempio, anche i seguenti documenti: Regione Marche, Circolare n.1 del 23.01.1997; Regione Marche, P.A.I.; Provincia di Terni, N.T.A. del P.T.C. – Art. 90 “Criteri generali di manutenzione della vegetazione”; ecc.), il taglio della vegetazione ripariale deve essere limitato alle sole specie arboree che ostacolano il deflusso delle acque nel solo alveo attivo (letto di morbida). Sia le specie arbustive che quelle erbacee (aggruppamenti a Phragmites australis compresi) possono essere lasciate crescere poiché si tratta di essenze vegetali selezionate per il tipo di ambiente da loro colonizzato grazie a millenni di evoluzione, in grado di assolvere ad un duplice, importante ruolo: contribuire alla stabilità delle sponde e creare piccole nicchie, fasce riproduttive e zone-rifugio per l’ittiofauna, l’avifauna acquatica, gli anfibi ed i macroinvertebrati (biodiversità ripariale).
2) il completo taglio della vegetazione ripariale e la geometrica riprofilatura (a una sezione trapezoidale) delle sponde dei due corsi d’acqua oggetto di intervento ha prodotto una situazione di grande instabilità degli argini che, in occasioni di piogge intense cui potrebbe corrispondere un regime di morbida o di piena del corso d’acqua, saranno oggetto di smottamenti, frane ed altri fenomeni erosivi.

Se almeno agli interventi di manutenzione dei nostri fiumi e al taglio sistematico delle piante si abbinasse una contestuale e massiccia ripiantumazione degli argini riprofilati con essenze autoctone e tipiche degli ambienti ripariali (Alnus glutinosa, Populus sp. pl., Salix sp. pl., ecc.), assisteremmo ad una graduale rinaturalizzazione dell’ecosistema fiume e ad un contestuale rafforzamento dell’effetto di protezione degli argini da eventuali fenomeni di erosione. Non solo, ma la copertura vegetazionale garantirebbe anche un sicuro rifugio e risorse alimentari a numerose specie animali oggi sempre più in difficoltà tra monoculture estensive, infrastrutture viarie e zone industriali in perenne espansione.
Pur evidenziando l’importante ruolo svolto dalla Provincia di Ancona nella tutela degli ambienti lotici, sono convinto – ed è una considerazione condivisa non solo dalle associazioni ambientaliste locali, ma anche da tecnici del settore – che una “diversa” gestione per i nostri fiumi è possibile, coinvolgendo figure professionali esperte in scienze naturali (come biologi, geologi e naturalisti) nella progettazione e nella realizzazione degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria dei bacini idrografici.
Il progetto di studio elaborato per l’accordo di programma “PercorriMisa”, ad esempio, è per la Regione Marche uno dei primi approcci di livello multidisciplinare per la realizzazione di interventi di gestione naturalistica dell’ecosistema fiume su scala di bacino.
Altre “aperture” in tal senso ci sono state nel corso degli ultimi convegni dedicati ai nostri fiumi organizzati dalla Provincia di Ancona, ed un’ulteriore spinta verso una gestione “multidisciplinare” del territorio, fiumi compresi, è emersa dai forum di Agenda 21, il cui scopo è proprio quello di ascoltare i cittadini e le associazioni, facendo “proprie” le proposte emerse nei vari incontri.
Manca ancora, però, il passaggio dalle parole ai fatti. Perchè quello che si vede lungo i nostri fiumi, ancora oggi, è la solita vecchia storia di sempre: sarà anche esteticamente bello, per qualcuno, vedere il fiume "pulito", ma così facendo non si risolvono i problemi di erosione ed esondazione, nè si tutela la biodiversità.

David Fiacchini
Coordinatore del Gruppo tecnico di progettazione “PercorriMisa”
(Accordo di Programma del 15.04.2003 tra la Provincia di Ancona ed i comuni di Arcevia, Ostra, Ostra Vetere, Ripe, Senigallia, Serra de Conti)

- Nota redazionale -
L’articolo può essere linkato, citato e/o copiato, in tutto o in parte, purché vengano citati autore e fonte:
David Fiacchini, articolo scritto nel mese di marzo 2006 e pubblicato il 22 maggio 2006 su
http://naturaetratio.blogspot.com .

(TERMO)VALORIZZARE LA RACCOLTA DIFFERENZIATA SI PUO', SI DEVE.

Ci sono alcuni Comuni italiani (...leggasi Italia, Europa, pianeta Terra, Sistema solare ... non stiamo parlando di "mondi paralleli" o di universi sconosciuti), che hanno superato, già nel 2004, l'80% di raccolta differenziata.
Significa che per 100 kg di rifiuti pro-capite prodotti, più di 80 kg sono recuperati e riciclati.
Scusatemi la banalità della domanda, ma secondo voi questi comuni hanno bisogno di termovalorizzatori, inceneritori & co. ?
Chi ha risposto di si, può fare a meno di leggere queste poche righe.
Villafranca d'Asti (AT). Circa 3.000 abitanti, una cittadina poco più piccola - ad esempio - di Ostra Vetere.
Percentuale di rifiuti intercettati con la raccolta differenziata nel 2004: 85,38%.
Marene (CN). Circa 2.800 abitanti, un paese poco più grande - ad esempio - di Montecarotto.
Percentuale di rifiuti intercettati con la raccolta differenziata nel 2004: 81,82%.
Torre Boldone (BG). Circa 7.800 abitanti, comune poco più grande - ad esempio - di Ostra.
Percentuale di rifiuti intercettati con la raccolta differenziata nel 2004: 80,05%.
Preganziol (TV). Circa 16.000 abitanti, una città poco più grande - ad esempio - di Chiaravalle.
Percentuale di rifiuti intercettati con la raccolta differenziata nel 2004: 78,53%.
Bellizzi (SA). 13.000 abitanti, raccolta differenziata nel 2004 al 69%.
Giffoni Sei Casali (SA). 4.500 abitanti, raccolta differenziata nel 2004 al 66%.

Potrei continuare con decine di altri Comuni "ricicloni" piccoli o grandi, del nord o del sud, Comuni e comunità (fatte da cittadini, amministratori e politici lungimiranti) che hanno detto chiaramente "no" ai termovalorizzatori con la risposta più semplice e pratica che ci sia: separare i rifiuti fin dalla pattumiera di casa per avviarli al riciclaggio.
Con queste percentuali non c'è bisogno di impianti che bruciano rifiuti (con o senza recupero di energia), perchè ... di rifiuti non ce ne sono più (o quasi).
E allora, verdi o non verdi, rossi o non rossi, neri o non neri (qui la politica non c'entra) ecco il perchè molti termovalorizzatori/inceneritori non servono e non serviranno, nè oggi nè mai. Non si tratta di essere per forza "contro" questo inceneritore o quel termovalorizzatore, ma di scegliere il percorso più salubre e naturale: perchè semplicemente imitando la natura - che ricicla di continuo la materia - con la raccolta differenziata si eliminano i rifiuti andando ad intercettarli per l'avvio al riciclaggio e al riuso/commercializzazione sotto altre forme.
E allora, senza tirare in ballo mille altre ragioni sfavorevoli agli impianti di incenerimento/termovalorizzazione dei rifiuti, ragionando su questi pochi dati appare chiaro come una seria politica ambientale, che tuteli la salute e le tasche dei cittadini, debba investire con decisione - anche se con anni di ritardo - nella "filiera" della raccolta differenziata/riciclaggio. La linea da seguire è chiara e forse gli unici materiali da termovalorizzare - scusatemi lo sfogo - sono le menti perverse di chi nel 2006 prospetta ancora inceneritori e/o termovalorizzatori a destra e a manca.
Le soluzioni al "problema" (o "affaire") dei rifiuti ci sono. Gli strumenti li conosciamo e sono alla nostra portata. Di esempi positivi ce ne sono a decine. In Italia. In situazioni del tutto simili alla nostra. E allora mi chiedo: che cosa ha Senigallia meno di Crema (33.000 abitanti, 70% di raccolta differenziata) ? E perché la Provincia di Ancona, complice il Consorzio CIR 33, sceglie la venefica e facile strada dell'impianto di termovalorizzazione alimentato con Combustibile Da Rifiuti (CDR) nell’impianto di Maiolati Spontini ? I cittadini di Moie e dintorni lo sanno del pericolo “nanopolveri” e diossine ?
David Fiacchini

I dati riportati in questo articolo sono tratti dal dossier "Comuni Ricicloni 2004" (Legambiente) e dal "Rapporto 2004" curato da APAT e Osservatorio Nazionale dei Rifiuti.

- Nota redazionale -
L’articolo può essere linkato, citato e/o copiato, in tutto o in parte, purché vengano citati autore e fonte:
David Fiacchini, articolo scritto il 31 marzo 2006, aggiornato il 22 maggio 2006 e pubblicato lo stesso giorno su http://naturaetratio.blogspot.com .

sabato, maggio 20, 2006

Natura et Ratio: il buonsenso, sempre!

Mi occupo di ambiente per passione: amo la montagna, i fiumi, i laghi, tutto ciò che la natura ci regala quotidianamente, dall'insetto più piccolo alla maestosa quercia camporile.
Con questo blog vorrei cercare di portare alcuni contributi, personali, su tematiche relative all'ambiente (fauna, flora, paesaggio, rifiuti, energie rinnovabili, stili di vita, ecc.) e su come, con il buonsenso, si riesca a trovare sempre soluzioni per risolvere questo o quel problema.
Natura et Ratio, sempre e comunque perchè anche noi esseri umani, volenti o nolenti, facciamo parte di un super-organismo chiamato pianeta Terra: non siamo i padroni della natura, nè i predoni dell'ambiente. Bisogna saper convivere, imparare a conoscere ciò che ci circonda e ... ricordarsi sempre che in campo ambientale le "scorciatoie" o le "furbizie" (es: incenerimento dei rifiuti o termovalorizzazione che dir si voglia, mega-centrali elettriche/eoliche, ecc.) non fanno altro che generare - nel tempo - problemi molto più grandi dei benefici (apparenti) decantatati dai soliti speculatori interessati al soldo più che al nostro "benessere" e alla nostra salute, che poi è la salute dell'ambiente in cui viviamo (e in cui dovrebbero vivere anche le future generazioni!).
Un saluto e ... a presto con i primi post.